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Quanto conta quello che gli altri pensano di noi?

Abbiamo un problema: siamo convinti di avere una percezione corretta di quello che gli altri pensano di noi, ma in realtà non ne abbiamo la minima idea. Spieghiamo il perché.

Gli altri sanno il nostro nome e poco altro:  ciò che gli abbiamo raccontato o che hanno potuto immaginare.

Per questo e per altri motivi, non dovremmo dare molto peso a ciò che gli altri dicono o credono di noi,perché le loro parole sono il mero risultato di una realtà illusoria, creata dalla loro mente indiscreta.

Quello che gli altri pensano di noi sono solo pensieri

Gli indiani d’America avevano un proverbio molto interessante: “prima di giudicare una persona cammina tre lune nelle sue scarpe”. Si riferivano al fatto che giudicare è molto facile, capire sicuramente è più difficile.

Tutti abbiamo bisogno che in talune situazioni qualcuno convalidi le nostre sensazioni e decisioni, è  comprensibile; d’altronde vi sono persone che danno continuamente la loro opinione sugli altri, sulla loro vita e decisioni, nonostante nessuno gliel’abbia chiesto.

Subordinare la nostra serenità all’accettazione degli altri o prendere decisioni basandoci sulla paura che gli altri non ci comprendano è un grosso errore e limite.
Quello che gli altri pensano di te, in realtà, dice molto di più di loro che della tua persona, riflette chi sono loro, non chi sei tu, in realtà stanno semplicemente esponendo il loro modo di essere.

Spesso si critica ciò che non si comprende o non si riesce ad accettare.

Le persone che diffondono voci sulle nostre scelte e comportamenti, in realtà non ci conoscono, non hanno vissuto la nostra storia e non conoscono i problemi che abbiamo dovuto affrontare e i sacrifici che abbiamo fatto. Tutto ciò che sanno è presunto.

Pertanto, le loro opinioni non sono altro che una realtà creata dalla loro mente, una realtà limitata nella quale tentano di inserirci, una realtà parallela, ma più ristretta e povera della nostra.

Viviamo in società e interagiamo con gli altri  attraverso determinati ruoli. Così i nostri genitori ci conoscono nel nostro ruolo di figli, il nostro partner con il ruolo di amanti e i colleghi ci vedono come professionisti.

Ma noi siamo molto più di questi semplici ruoli, siamo più complessi e ricchi, con molti altri aspetti che le altre persone non conoscono. Il nostro “io” è enorme, e la maggior parte delle persone intorno a noi ne conosce solo una piccola parte,la nostra storia è molto ricca e non viene raccontata solo attraverso i fatti.

Rirorda: tu sei molto più di questa critica, dal momento che ogni parere si riferisce sempre ad una parte limitata del tuo “io

Gli anglosassoni parlano di self-awareness, “consapevolezza di se stessi”, una  consapevolezza «interna», data dalla capacità di conoscere bene noi stessi, sapere che cosa vogliamo dalla vita e quali sono le nostre priorità.

Come sopravvivere alle critiche?

Abbiamo detto che sacrificare la nostra identità per compiacere gli altri è assolutamente insano, ma cosa fare allora per confrontarsi in maniera non distruttiva con le critiche?

Consideriamo che  innanzitutto gli altri rimuginano molto meno su di noi di quello che pensiamo. In altre parole, noi siamo portati a sentirci al centro dell’attenzione altrui quando, in verità, la maggior parte delle cose che facciamo non è di nessun interesse per gli altri. Questa paura, è in gran parte un mero prodotto della nostra immaginazione.

Mettiamoci al posto di quelli che ci criticano.

Non possiamo arrabbiarci con qualcuno, quando comprendiamo i suoi limiti  e notiamo che probabilmente si tratta di una persona miope, che non ha vissuto le nostre esperienze di vita o che accumula molta amarezza e risentimento.

Accettiamo  che il suo è solo un parere fra tanti, ammettiamo che queste critiche sono in realtà solo opinioni limitate e marginali, né più né meno. È possibile prenderle in considerazione, per vedere se possiamo trarne vantaggio, altrimenti respingiamole.
Quando si tratta di una critica distruttiva, la cosa più conveniente è spesso fingere di non sentire, tanto quella persona di solito non è aperta al dialogo o al confronto.

Inoltre non importa cosa farete e come lo farete, ci sarà sempre qualcuno che ci vedrà qualcosa di male. Purtroppo, non possiamo evitare le critiche, dobbiamo imparare a convivere con esse senza che ci danneggino eccessivamente.

Gli altri non ti offendono, ti offendi tu

Bisogna avere ben chiaro un concetto, ovvero che le cose non ci colpiscono a meno che non siamo noi a conceder esse questo potere.

Vale a dire, né le persone, né i fatti hanno la capacità di farci del male, perché non esiste una relazione diretta tra i fatti esterni e le nostre emozioni. Se stiamo bene o male dal punto di vista emotivo, dipende sempre da cosa ci stiamo dicendo in quel momento.

Allo stesso modo, quando qualcuno ci critica, ci giudica o pensa qualcosa di negativo su di noi, semplicemente sta esercitando il suo diritto al pensiero, al giudizio, ma questo non significa che le sue parole o i suoi pensieri ci definiscano.

I pensieri degli altri sono degli altri e solo se ci crediamo, se li acquisiamo, permetteremo che ci facciano del male.

Di conseguenza, siamo noi, attraverso il dialogo con noi stessi, a provocarci sofferenza,  ci offendiamo da soli e scegliamo di farlo con quello che gli altri immaginano di noi.

Come non accetteremmo mai che qualcuno scelga al posto nostro gli abiti da indossare tutti i giorni, non dobbiamo permettere che qualcuno riempia il nostro armadio mentale con i suoi stereotipi, opinioni e giudizi.

Autore © Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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