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Non meno che perfetti: perfezionismo patologico nei bambini e criticismo genitoriale

UN CONFINE TRA NORMALITÀ E PATOLOGIA

Il perfezionismo è una caratteristica personale che si manifesta attraverso svariati comportamenti, credenze, stati d’animo, modi di affrontare la vita.  Parlando di esso, un primo aspetto su cui porre l’attenzione e fare chiarezza è sulla sua definizione; è infatti piuttosto frequente che si utilizzi il termine “perfezionismo” sia per riferirsi a pattern disfunzionali di personalità, che per sottolineare l’attitudine positiva di una persona che tende a non trascurare i dettagli. In tal senso esisterebbe una forma di perfezionismo considerabile come “normale” (o adattivo), nell’accezione di non patologico, che si distinguerebbe da quello di tipo “nevrotico”, problematico e caratterizzato da standard inflessibili ed una forma di eccessiva dipendenza dell’autovalutazione, attraverso il perseguimento di specifici standard autoimposti, nonostante le conseguenze negative causate da tale inclinazione.

Non sempre tuttavia la tendenza al perfezionismo è da correggere: non dobbiamo confondere il perfezionismo con il desiderio di migliorare e di fare le cose bene,che si associa a tenacia, forte motivazione ed a comportamenti utili; esistono perfezionisti equilibrati che si  auto-prescrivono standard alti, ma ragionevoli e realizzabili, hanno grandi aspettative su se stessi, senza essere ostili o estremamente critici, cercano di sfruttare pienamente il loro potenziale e considerano la sconfitta come un’opportunità di crescita e miglioramento personale.

Il perfezionismo può quindi rappresentare una modalità adattiva e non per forza negativa, a differenza del perfezionismo patologico che ha invece una natura maladattiva e comporta malessere.

Una delle caratteristiche centrali del perfezionismo “patologico” è la cosiddetta «dittatura del devo», ovvero la presenza di idee rigorose, che indicano il giusto comportamento da mettere in atto. La persona prova un profondo senso di imperfezione e le proprie azioni non sembrano mai abbastanza corrette o complete; non gli sembra mai di agire in maniera adeguata, sebbene il proprio operato appaia esemplare agli occhi di un osservatore esterno,questo senso di imperfezione e di incompletezza la tortura.

Il perfezionista è colui che esige da sé stesso performance di altissima qualità e standard generalmente molto alti, spesso è ipercritico e costantemente in ansia nel tentativo di svolgere le proprie mansioni sempre nel più buono dei modi. Quelle del perfezionista in questione non sono quindi  aspettative semplicemente  ottimistiche, ma necessitate dall’ansia acuta che scatta in assenza di risultati senza pecca, poichè è l’idea stessa dell’errore, della mancanza o dell’imprevisto a gettare la persona nello sconforto, se non nell’angoscia, a seconda della profondità dell’esigenza di perfezione assunta.

COME SI SVILUPPA IL PERFEZIONISMO?

Dal punto di vista delle fasi di sviluppo di un individuo, durante i primi anni di vita e più indicativamente fino ai sei anni, è potenzialmente normale che il bambino possa avere determinati atteggiamenti perfezionistici ed una tendenziale fatica ad accettare l’errore o la sconfitta.

È con l’ingresso nella scuola primaria che questo funzionamento va controllato, se ci rende conto conto che queste regole, questo meccanismo mentale sta diventando una condotta rigida ed un ostacolo alla persona. In situazioni normali la capacità di tollerare l’errore è un obiettivo che si raggiunge al termine della scuola primaria

Si possono notare determinati segnali di allarme, per esempio si possono vedere bambini che impiegano moltissimo tempo per svolgere le attività scolastiche: desiderano ottenere il miglior risultato possibile. Questo costa molta fatica, impegno e un grosso dispiego di energia. Possono perdersi eccessivamente nei dettagli. Sono bambini insicuri che hanno poca fiducia in se stessi e nelle proprie abilità. Temono di incorrere nell’errore, per questo evitano di correre rischi, privilegiano le attività conosciute, che possono essere così tenute sotto controllo. Sono individui troppo critici con se stessi: la mediocrità non è tollerata, l’eccellenza è l’unica forma di condotta contemplata.

Sul tavolo delle ipotesi principali concernenti lo sviluppo del perfezionismo è che questo possa essere il risultato di genitori anch’essi perfezionisti e molto esigenti. Osservazioni cliniche e gli studi condotti in materia suggeriscono che sia più che altro la percezione della severità genitoriale ad essere associata al perfezionismo nei figli.

I bambini che percepiscono aspettative molto alte sulle loro performance da parte dei genitori e che vengono criticati quando queste aspettative non vengono appagate, nel tentativo di compiacerli e ricevere amore, sviluppano del perfezionismo, facendo proprie l’autovalutazione negativa e le aspettative stesse.

Quindi gli  aspetti della genitorialità  che sembrano contribuire in modo più consistente allo sviluppo di perfezionismo nei figli sono le aspettative parentali ed il criticismo genitoriale. Per “criticismo genitoriale” si intende uno stile relazionale in cui il genitore persegue lo scopo di modificare e/o controllare il comportamento del bambino.

Sembra ipotizzabile che i bambini di genitori autoritari sviluppino determinate caratteristiche dovute alla natura iper-controllante dei loro familiari di riferimento; in altre parole, è come se questi bambini assimilassero il criticismo dei genitori per poi sviluppare un criticismo auto-riferito come strategia che li preservi dal danno, dall’errore e dalla disapprovazione.

Una seconda supposizione, invece, pone l’enfasi sull’imitazione, concettualizzando il perfezionismo come caratteristica che si sviluppa osservando e prendendo a modello, i comportamenti perfezionistici del genitore.

Certi bambini sarebbero allora figli di genitori perfezionisti, mamme e papà che non di rado hanno storie di successo scolastico e lavorativo, che si aspettano da loro performance elevate a scuola come nello sport e  nell’apprendimento. Cresciuto tra le mura del rigore, in famiglie nelle quali i genitori stessi con grande sforzo gestiscono il proprio limite, il bambino imparerà che non è accettabile essere less than perfect e soprattutto confonderà il risultato della prestazione con questioni di altra natura, che hanno a che fare con l’accettazione e con l’essere amati.

I genitori che hanno una forte spinta verso l’eccellenza di solito rappresentano per i figli un modello potenzialmente disfunzionale e l’innata predisposizione di un bambino può essere rinforzata dall’ambiente familiare. D’altronde tutti i bambini, vogliono essere accettati, apprezzati e tendono ad enfatizzare le loro doti per compiacere gli altri ed attirare l’ attenzione, allora iniziano a pensare che sia necessario agire in modo impeccabile per essere amati, anziché essere accettati per come si è. L’esperienza del bambino si struttura attraverso la convinzione: “se ci provassi con un po’ più d’impegno, se facessi un po’ meglio, se diventassi perfetto, i miei genitori mi amerebbero”.

Ogni individuo, nella sua storia di apprendimento, è esposto a rinforzi sia positivi sia negativi per i suoi comportamenti.

I genitori o i familiari di questi bambini sono felici di mostrare agli altri le particolari attitudini dei loro figli, nonchè di lodarli. Questi comportamenti vanno bene se messi in atto con moderazione; il bambino non va messo su un  piedistallo, altrimenti tutto ciò che non attira un riconoscimento, apparirà come un fallimento ai suoi occhi. Determinati nuclei  genitoriali favoriscono accidentalmente comportamenti eccessivamente perfezionisti. Gli obiettivi di quest’ultimi sono ammirevoli, ma quando la ricerca del successo interferisce con la vita di tutti i giorni diviene un limite.

Una corretta relazione tra genitori e figli è un buon predittore di uno sviluppo cognitivo ed emotivo armonico nel bambino. Il genitore per il bambino deve rappresentare una “base sicura”, che sia fonte di protezione, affettività e sensibilità tale da permettere al bambino di sentirsi sostenuto nell’ambiente circostante grazie alla vicinanza della figura di accudimento.

Fondamentale è dunque l’attivazione di una genitorialità che sia mirata alla promozione e al sostegno. Bisogna trovare la giusta strada: la critica deve essere costruttiva e non distruttiva nel bambino, lo deve condurre alla riflessione e non verso un’ostilità derivante da aspettative troppo elevate. Importante è sviluppare uno stile basato sull’uso di rinforzi positivi e non solo sull’uso esclusivo della punizione. Il rinforzo positivo è fondamentale nello sviluppo dell’autostima del bambino.

Quando  la relazione e l’educazione procede invece attraverso un ricorso sistematico e pervasivo  del rimprovero manifestato tramite  commenti critici in serie, talvolta accompagnati da espressioni di disapprovazione, rifiuto e svalutazione dette in maniera severa, può portare allo sviluppo di un tipo di comunicazione inferiorizzante che può, a sua volta, divenire un potente strumento di controllo e manipolazione del bambino. I genitori si devono rendere assolutamente  conto dell’effetto che le loro aspettative hanno sui figli.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL PERFEZIONISMO?

Il perfezionismo è una caratteristica molto apprezzata nella nostra società, ma gli estremi, come sottolineato in precedenza, possono causare numerose problematiche

Il perfezionismo patologico agisce sia come fattore di vulnerabilità generale che come fattore di mantenimento comune a diversi disturbi psicologici: disturbo ossessivo-compulsivo, depressione e disturbi del comportamento alimentare.

Gli effetti del perfezionismo si ripercuotono sulla salute fisica e mentale, determinando ad es. rabbia, depressione a causa del senso di colpa e di vergogna per la propria “incapacità”.
Lo stress cronico vissuto da queste persone le rende più vulnerabili allo sviluppo di sintomi psicosomatici

Anche se è molto difficile che un perfezionista smetta completamente di essere tale, è possibile per lui imparare a gestire il suo perfezionismo in modo che diventi una più sana e realistica ricerca di eccellenza combinata con una moderata accettazione di sè.

Il ruolo del genitore è importante ed ancora se la possono giocare.

CONSIGLI AI GENITORI PER MODERARE IL PERFEZIONISMO NOCIVO

  • Insegnare a concentrarsi sul processo più che sul risultato finale. L’attenzione deve essere rivolta al come fare e non proiettata esclusivamente al conseguimento del risultato finale.
  • Genitori come esempio di imperfezione: gli adulti, e in particolare i genitori, costituiscono un modello di comportamento e di pensiero per i bambini. Il modo in cui i genitori reagiscono alle avversità e affrontano gli errori commessi costituisce un modello fondamentale.
  • Aspettative: i bambini hanno bisogno di sapere che l’amore dei genitori è incondizionato e che i loro sforzi sono apprezzati indipendentemente dal risultato raggiunto.
  • Preparare all’insuccesso: condividere con i bambini le opportunità di crescita legate alle esperienze di insuccesso, può costituire un ottimo punto di partenza per l’accettazione degli eventuali sconfitte.

Un bambino ha bisogno di tempo per maturare, per capire chi è, per trovare la propria vocazione in un mondo che lo vorrebbe “perfetto in tutto e perfetto subito”.

 

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Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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