
Come evitare che la rabbia abbia la meglio su di te
Sappiamo tutti cosa si prova ad arrabbiarsi.
Un automobilista ci taglia la strada nel traffico o passa con il semaforo rosso proprio davanti a noi, perdiamo una promozione concessa a qualcuno che riteniamo sia meno meritevole, nostro figlio si ferma urlando che non ci parlerà più: lo stomaco si agita, il battito cardiaco accelera e pensiamo “Come si permettono?”
La rabbia è un’emozione umana e normale, una reazione naturale quando senti che qualcosa o qualcuno ti ha fatto del male, ma la rabbia può anche diventare violenta e pericolosa. Può rovinare le relazioni e può interferire con la nostra salute e la nostra felicità. Quindi, come facciamo a capire quando la rabbia è sana e quando invece diviene dannosa? Ci sono strategie efficaci che possiamo usare per affrontare la rabbia quando interferisce con la nostra vita? Quando ci sentiamo arrabbiati è meglio sfogare tutto o trattenere le tue emozioni? Come comprendere se è il momento di chiedere aiuto ad un professionista della salute mentale?
Cominciamo con ciò che intendiamo per “rabbia”. Spesso si pensa che rabbia e aggressività siano sinonimi, ma non sono la stessa cosa. Allora, cos’è la rabbia? In che modo è diversa dall’aggressività?
La rabbia è una reazione complessa ad un danno o una minaccia percepita. Possiamo sentirci danneggiati quando i nostri figli vengono feriti da altri bambini o possiamo sentirci minacciati sul posto di lavoro. Ci possono essere tanti tipi di torti nella nostra vita e la rabbia emerge quando percepiamo questo danno potenziale; quando diciamo che è complessa, quello che intendiamo è che quando ci arrabbiamo, spesso abbiamo pensieri che ci passano per la mente come: “Il capo ha dato l’aumento a un altro lavoratore, non avrebbe dovuto farlo, è terribile”. Abbiamo anche determinate reazioni e con questo intendo dire che alzeremo la voce ed agiteremo le mani, potremmo anche pianificare in un tipo di vendetta contro l’altra persona. Naturalmente ci saranno reazioni fisiologiche o biologiche al danno percepito, la nostra frequenza cardiaca e respiratoria aumenta e secerniamo determinate sostanze chimiche.
Qual è la differenza tra rabbia e aggressività ?
La rabbia è principalmente un vissuto interno. Sappiamo di essere arrabbiati, lo sentiamo dentro. Possiamo essere arrabbiati e le altre persone potrebbero non accorgersene che lo siamo. È un dato di fatto e d’altra parte, la maggior parte delle persone che si arrabbiano non diventano aggressive, si arrabbiano e basta.
L’aggressività, invece, può sicuramente verificarsi senza alcuna rabbia. Pensate per un momento a un cacciatore che esce per la giornata per sparare agli animali, quel cacciatore non è arrabbiato con gli animali, lo vede come un passatempo del giorno. Quindi la rabbia può essere seguita dall’aggressività, ma la maggior parte delle volte non lo è. L’aggressività può verificarsi pure senza la rabbia, l’aggressività può essere un comportamento totalmente indipendente in cui l’obiettivo è quello di danneggiare, di impegnarsi in un qualche tipo di danno comportamentale senza però alcuna rabbia.
Questo è un malinteso comune sulla rabbia. Le persone pensano alla rabbia e subito dopo all’aggressività. Facciamo allora il seguente esercizio. Chiediamoci quanti di noi hanno provato rabbia nell’ultima settimana? E’ normale che come persone ci possiamo sentire arrabbiati una o due volte alla settimana, è tipico. Poi domandiamoci quanti di noi hanno aggredito qualcuno, distrutto proprietà, preso a pugni un muro, preso a calci qualcosa, quando eravamo arrabbiati?
L’aggressività è quindi la risposta meno comune spesso quando le persone sono arrabbiate e numerosi studi confermano questo. Tuttavia non possiamo sottovalutare la connessione tra rabbia e aggressività, la maggior parte di noi ci è passato e temiamo la connessione distruttiva che può verificarsi.
C’è un livello “normale” di rabbia o una quantità “normale” di rabbia che le persone potrebbero sperimentare durante una settimana, durante un mese, durante una vita? E quand’è che invece la rabbia diventa patologicamente eccessiva? Possiamo utilizzare quattro criteri. Domandiamoci: la rabbia che sto provando è troppo frequente, troppo intensa? Dura troppo a lungo? La rabbia mi è d’aiuto? Mi sta rendendo più produttivo?
Quindi, se ci arrabbiamo una volta alla settimana massimo due, se è di basso livello, se non dura se non si inasprisce per giorni, settimane e mesi, e se la nostra rabbia serve per segnalare all’altro che ci sta recando un danno, allora è ok,
In altre parole, prendiamo di nuovo l’esempio del posto di lavoro, il capo assume qualcuno di nuovo e questa persona sta ricevendo dei benefici extra e noi ne siamo consapevoli, la rabbia provata ci serve come fattore utile per discuterne con il capo e spiegargli le nostre ragioni: “Sai, sono qui da molto tempo e questo nuova persona ha un ufficio migliore o ha orari di lavoro favorevoli o cose del genere e mi piacerebbe parlarti di questo”. Questa sì, non troppo intensa, non troppo critica, non troppo frequente e aperta al confronto è una buona rabbia.
Esiste un vero e proprio disturbo clinico della rabbia? E se sì, quali sono i tratti distintivi?
Non esiste una diagnosi ufficiale che sia un disturbo clinico della rabbia. La rabbia è un’emozione di approccio e si verifica quando ci sentiamo danneggiati. La rabbia è considerata un’emozione morale. Se una persona si arrabbia troppo viene considerata sbagliata, malvagia, da punire; questo non porta a una diagnosi, ma a un intervento da codice penale, invece che ad un supporto clinico. Purtroppo è passata l’idea che la rabbia sia solo una sorta di espressione più debole dell’aggressività, quindi da condannare e basta.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui la rabbia è stata clinicamente ignorata e non esiste una categoria diagnostica in cui l’eccesso emotivo è principalmente la rabbia. In effetti, la rabbia è raramente menzionata nella clinica, è sempre un sintomo secondario rispetto ad altri problemi. Inoltre come professionisti della salute mentale scegliamo di studiare l’ansia e la depressione forse perché è un po’ più “facile” lavorare con gli individui ansiosi e depressi. I clienti arrabbiati possono essere difficili, possono essere imprevedibili, sgradevoli e meno accoglibili.
Fra donne e uomini c’è chi si arrabbia più spesso o esprime la rabbia in modo diverso?
La risposta è no. I fattori scatenanti che ci fanno reagire, l’ingiustizia percepita e le reazioni sono più o meno le stesse. Alcuni studi direbbero che le donne sono più propense a parlarne piuttosto che gli uomini, ma più in generale si ritiene che uomini e donne siano praticamente uguali nella rabbia. Non in aggressione, invece, perché gli uomini hanno muscoli più grandi, massa corporea più grande e possono essere più aggressivi e fare più danni, ma per quanto riguarda la rabbia, penso che la risposta sia più o meno un’emozione di pari opportunità.
Parliamo della strategia della catarsi. Alcune persone pensano che quando si è arrabbiati o anche solo stressati, la cosa migliore da fare sia sfogarsi. Negli ultimi anni, abbiamo visto le “stanze della rabbia”, ad esempio, dove le persone pagano soldi per entrare in una stanza e urlare e distruggere le cose. Queste strategie aiutano davvero le persone ad affrontare efficacemente la rabbia e la frustrazione? O è controproducente?
In termini di persone che lottano con difficoltà di rabbia, è sostanzialmente controproducente. Come non diremmo mai a qualcuno che è ansioso: “Quando sei ad festa e ti senti agitato, esci dalla stanza e lascia la festa, evitala”, così è per la catarsi della rabbia. Suggeriremmo alle persone che quando sono arrabbiate di seguire la tendenza all’azione che è incorporata nell’emozione. In realtà il trucco è fare l’opposto di questo, è combattere contro la tendenza all’azione e porsi la domanda: “Dove mi sta portando la mia rabbia in questo momento?” Questo è in realtà un intervento che peggiora le persone, perché quello che andremmo a praticare è collegare l’emozione interna della rabbia con comportamenti verbali problematici o comportamenti aggressivi. Se ti eserciti ad essere arrabbiato, diventerai più efficace nell’essere arrabbiato. Non esiste una cosa come lasciarla uscire. Non è che se si ha due litri di rabbia dentro di noi e la facciamo uscire, come il metodo del salasso la rabbia si risolverà effettivamente. Se ci esercitiamo ad urlare, lanciare, colpire e rompere, diventeremmo solo più efficaci nell’urlare, colpire, rompere, eccetera.
Quindi, se ho un problema di gestione della rabbia cosa dovrei fare per prendere il controllo della mia vita e della mia emotività?
Uno dei primi passi è capire come appare la rabbia nel contesto della nostra vita. Non tutti gli aspetti di rabbia sono gli stessi, alcune persone hanno problemi con l’impulsività e l’aggressività. Quindi non è un approccio con lo stampino.
Vi sono anche differenze culturali nella gestione della rabbia.
Se si va in Nepal o in India vi sono alcuni approcci culturali come quello dei giainisti in cui non si vuole nemmeno calpestare una formica sul pavimento perché sarebbe un segno di aggressione. Poi si guarda ad alcune delle nostre sottoculture “occidentali”, dove c’è questo aspetto del dare il peggio di sé, dell’essere macho, prepotente, non importa quale sia il risultato.
Certo la rabbia come emozione di base esiste in tutte le culture. Quindi, che tu viva nella foresta pluviale più remota del mondo o nella città più cosmopolita, sei programmato per provare rabbia. Ciò che cambia drasticamente tra le culture sono i modelli espressivi che sono in qualche modo consentiti all’interno di quella cultura, e quindi si vedono culture più espressive e culture meno espressive. Comunque la rabbia è sempre lì, è da vedere quali sono le regole della cultura rispetto la rabbia e quali sono certi schemi espressivi.
Non solo le regole della cultura, ma pure le regole dell’individuo a determinare vissuto rabbioso e gestione dello stesso. Quindi, quando parliamo di rabbia e aggressività, penso che ci possano essere ampie differenze culturali, ma ci sono anche molte differenze individuali.
Ora andiamo a vedere quali sono strategie più efficaci che le persone possono utilizzare per gestire la propria rabbia?
Una di queste sia chiedersi: questo problema è così importante?
Se nostro figlio non è stato selezionato per la recita scolastica, è una cosa così terribile e orribile? Noi non conosciamo davvero la risposta a ciò che i vari eventi della vita avranno sul nostro futuro. Se c’è una cosa semplice che potremmo dire è “vale la pena dare un importanza esagerata al problema che ci sta colpendo in questo momento”.
Insegniamo alle persone che non devono affrontare tutto, meglio lasciar andare alcune cose, non dobbiamo essere i poliziotti dell’universo conosciuto, imparando così a schivare le provocazioni. Invece di reagire con il pilota automatico, cerca di trovare alcuni modi innovativi per rispondere alle provocazioni. Ci sono un sacco di interventi sul rilassamento, la consapevolezza, la meditazione che spingono le persone a calmare il loro corpo, a rallentare il loro processo decisionale impulsivo.
Poi ci sono un sacco di interventi nell’area del pensiero, che aiutano le persone a guardare i loro pensieri nel momento in cui sono arrabbiati e a cercare di essere più realistici e meno distorti. Infine abbiamo la possibilità di costruire una filosofia di vita più flessibile usando la compassione.
Se poi individualmente non si riesce proprio ad evolvere dal problema, il consiglio diventa allora quello di cercare professionisti autorizzati e accreditati nel contesto di un trattamento terapeutico.
Dott. Marco Forti.
Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico
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