Un figlio non ha debiti con i genitori.
Ricevere cure, affetto e sostentamento durante la crescita non crea un debito da saldare. Un figlio non è obbligato a ricambiare con amore, obbedienza o eterna riconoscenza. Questo accade perché fare il genitore non è una transazione commerciale (“do qualcosa per riavere qualcosa”), ma una scelta e una responsabilità che l’adulto decide di assumersi.
Se un genitore pensa in termini di “io ti ho dato, quindi tu mi devi”, finisce per gravare il figlio con un peso emotivo che ha il dovere di ripagare. Questo meccanismo rischia di generare in lui sensi di colpa e l’ansia di deludere le aspettative. In questa dinamica distorta, i ruoli si invertono: il genitore diventa un “creditore” e il figlio un “debitore”, trasformando un legame d’affetto in uno scambio economico.
Un figlio, in conclusione, non deve nulla ai propri genitori. Quello che può fare, invece, è scegliere liberamente di donare il suo amore, rispetto e vicinanza. Questa scelta nasce spontaneamente solo se ha vissuto e sperimentato un rapporto autentico, basato su cure sincere e non sul senso del dovere o sull’obbligo.
Il rispetto e la gratitudine genuini, quindi, non sono una risposta a un debito, ma la conseguenza naturale di aver ricevuto amore incondizionato.
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