Quando il telefono non tace: l’impatto della sovra-stimolazione da smartphone
Se monitoriamo il telefono costantemente durante il giorno o lo afferriamo non appena lo vediamo illuminarsi, vibrare o squillare, potremmo rimanere sorpresi dall’impatto che una semplice notifica può avere sul nostro cervello: che lo ascoltiamo o lo vediamo, può comunque innescare in noi tutta una serie di emozioni positive, ma anche reazioni chimiche e conseguenti effetti come stress, preoccupazione, eccitazione e persino sentimenti di dipendenza.
Molte persone trovano incredibilmente difficile disconnettersi.
Sebbene non vi sia nulla di intrinsecamente affascinante negli smartphone, i veri motori dei nostri attaccamenti a questi dispositivi sono le applicazioni che forniscono. Piattaforme come Facebook, TikTok, Instagram e altri, sono progettate precisamente per creare dipendenza, di modo da farci consumare il nostro tempo e la nostra attenzione il più possibile.
Il problema è che l’attenzione è uno stato mentale e le nostre riserve di attenzione e di tempo sono limitate. Al traguardo i vincitori di questa corsa all’attenzione saranno le applicazioni progettate al meglio per fare leva su una delle sostanze prodotte dal nostro cervello: la dopamina.
L’effetto dopamina gioca un ruolo cruciale. Originariamente scoperta per il suo ruolo nel sistema di ricompensa del cervello, la dopamina può trasformare l’uso dei social media in un’abitudine compulsiva.
La dopamina è nota come il “neurotrasmettitore del piacere“, è fondamentale per il sistema di motivazione del nostro cervello. Questa sostanza chimica non solo intensifica la percezione del piacere, ma contemporaneamente ci spinge verso l’azione in risposta a stimoli che promettono gratificazione.
L’effetto dopamina viene sfruttato dagli algoritmi di piattaforme online per aumentare il coinvolgimento dell’utente.
Ogni volta che vediamo arrivare una notifica, come un like o un commento, il nostro sistema nervoso rilascia piccole quantità di dopamina, generando una sensazione di piacere e soddisfazione.
Questo fenomeno ha importanti implicazioni per il nostro equilibrio mentale, dato che la sovra-stimolazione dopaminergica può portare alla alterazione delle attività in altre aree del cervello responsabili della regolazione dell’umore e dell’autocontrollo.
Il ciclo di feedback basato sulla dopamina ci incita a ripetere quelle stesse azioni che hanno portato alla sensazione di gratificazione e piacere.
Ecco come funziona:
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Stimolo: l’utente riceve una notifica (ad esempio, un like o un commento) sui social che funge da stimolo iniziale. Una notifica è una distrazione; anche se guardiamo il telefono per un secondo, interromperà la nostra concentrazione generando un impatto maggiore di quanto pensiamo: quando siamo interrotti ci vogliono in media 23 minuti al nostro cervello per rifocalizzare l’attenzione su ciò su cui stavamo lavorando. Non appena notiamo una notifica veniamo tentati di leggerla, anche se siamo già coinvolti in un’altra attività, ed è allora che compiamo un tentativo di multitasking all’interno del cervello. Tentativo fallimentare: le persone credono di poter svolgere più attività contemporaneamente, ma il cervello non è idoneo a farlo e si finisce per dare il peggio di sé per tutti i compiti che si stanno facendo, passando avanti e indietro da un compito all’altro ottenendo solo un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress.
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Risposta dopaminergica: la notifica causa il rilascio di dopamina nel cervello, generando una sensazione di piacere. Inoltre ogni volta che riceviamo un ‘mi piace’ sui social media, la dopamina rilasciata con il suo effetto positivo rischia di strutturarsi come meccanismo di coping malsano.
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Rinforzo positivo: il piacere associato alla notifica spinge l’utente a continuare l’interazione con la piattaforma magari controllando ancora più frequentemente le notifiche o incrementando l’attività sui social. La dopamina ci spinge quindi ad agire. Tale sostanza viene rilasciata quando mangiamo, dopo l’attività fisica, il sesso e, soprattutto, quando abbiamo interazioni sociali di successo. In un contesto evolutivo, ci premia per comportamenti benefici e ci motiva a ripeterli.

Andando ancora di più nel dettaglio i neuroni dopaminergici si attivano non solo quando sperimentiamo un evento gratificante, ma anche quando ci aspettiamo di ricevere una gratificazione; in altre parole non è la ricompensa in sé, ma addirittura l’aspettativa di una ricompensa che influenza in modo più potente le nostre reazioni.
Quando il sistema dopaminergico perde il suo equilibrio
La ricerca scientifica ha mostrato che il rilascio di dopamina, sebbene gratificante a breve termine, può portare a conseguenze a lungo termine.
Gli utenti possono sviluppare una dipendenza comportamentale dai social media simile a quella osservata nei disturbi legati all’uso di sostanze.
Impatto a lungo termine: la dipendenza da questo ciclo di feedback dopaminergico induce a numerose conseguenze psicologiche ansia, sbalzi d’umore e disturbi dell’attenzione, poiché l’utente diventa sempre più dipendente dalle gratificazioni fornite.
A livello sociale, l’eccessiva interazione coi social media può portare a una riduzione delle interazioni faccia a faccia, con un impatto negativo sulle relazioni interpersonali.
Il “feedback rinforzante” dopaminergico dei like e dei commenti può diventare più desiderabile delle connessioni reali, portando a un inaridimento sociale che contrasta con la natura intrinsecamente più interattiva dell’essere umano.

Conclusioni
In realtà, è importante ribadire che la dopamina è un neurotrasmettitore fondamentale per il benessere e il funzionamento del nostro cervello. Pertanto, ciò da cui dobbiamo ‘disintossicarci’ sono i metodi artificiali per ottenerla. Dovremmo concentrarci su modi sani per stimolarla, come dedicarci a obiettivi reali e significativi che migliorino la nostra vita a lungo termine.
Il segreto sta nel trovare un giusto mezzo.
Dott. Marco Forti.
Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico
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