Rimuginio e ansia
Cosa intendiamo per rimuginio?
Il rimuginio è una strategia mentale che si associa spesso alla preoccupazione, una strategia di soluzione spesso fallimentare e che purtroppo tende a strutturarsi come abitudine e poi come automatismo mentale.
Nello specifico la preoccupazione trova nel rimuginio un continuo pensiero, una preoccupazione che non si riesce a fermare.
In questo momento forse siamo ancora più soggetti a tale abitudine.
Con l’emergenza del covid e la situazione di quarantena, che porta a nuove dinamiche e nuovi motivi di preoccupazione. Molte persone hanno un funzionamento mentale ottimo in situazioni extra quarantena, poi il trovarsi per mesi chiusi in casa si accorgono di non riuscire a sopportare tale condizione e di avere pensieri che vanno in determinate direzioni, spaventandosene.
In che cosa il rimuginio è diverso da una “normale o quantomeno sana preoccupazione”?
Dopo i primi 5 minuti (secondo ricerche) che penso ad un problema già mi sono fatto un quadro sufficiente dello stesso, ho già visto la situazione come essa è. Non è che se ci penso per un’ora trova chissà quali geniali soluzioni o idee.
Il rimuginio non ha una durata prestabilita, dipende da quando una persona lo porta avanti e quindi lo alimenta.
E allora perché rimuginiamo?
Perché ci viene così facile rimuginare? Il rimuginio è la conseguenza di un senso di dovere implicito nei confronti delle preoccupazioni che ci prendono.
Poi c’è l’idea che sia incontrollabile quindi mi succede e basta, non posso farci niente, parte e dura quanto vuole ed io non provo neppure a fare altro.
Altro motivo è l’idea che rimuginare mi serve: se c’è qualcosa che non va allora io penso alla soluzione. Ma qui la strategia si dimostra altamente fallimentare.
L’uomo ha il pensiero per risolvere i problemi, ma non sempre lo usa bene, lo stesso può anche intrappolarci.
Esempio della gazzella: quando una gazzella vede un leone, scappa e si mette al sicuro. Una volta che è al sicuro, riprende a brucare l’erba, non si pone le domande sul leone ….se sente degli stimoli reagisce, semplice.
Come accorgersi che stiamo rimuginando?
Spesso le persone non si accorgono del loro rimuginare, sentono solo l’emozione negativa associata alla pervasività del pensiero. Comunque a partire dalle emozioni possiamo sempre arrivare ai pensieri ( a quel punto è facile accorgersene) e una volta che li vediamo, possiamo prendere le distanze da loro.
Il rimuginio è per lo più rivolto al futuro e quindi più facilmente scatena ansia.
Poi ci sono pure rimuginii rivolti al passato + subdoli e questi sono invece causa di tristezza.
Se già pensare troppo al futuro è quasi inutile, pensare al passato è ancora più ingabbiante e mantiene, sostiene ancora di più lo stato emotivo negativo.
Come stoppare questo rimuginio? Lo possiamo effettivamente fermare?
Ogni volta che io ho un pensiero per interrompere questo, posso dirmi innanzitutto è solo un pensiero, un pensiero è un oggetto della mia mente, è normale che ci sia, è normale che io produca dei pensieri. Chiediamoci: mi serve, no non mi serve? Risposta: no! Dopo un attimo di indecisione non seguo il pensiero, non lo sviluppo non lo prendo sul serio. Non devo dirmi va via, anzi devo notarlo, ma poi decido di non fare niente, come metafora non reagisco alla provocazione. Se io non gli do attenzione, mi viene in mente altro. La osservo, ma non faccio nulla, voglio vedere cosa fa il pensiero, con spirito di curiosità. Non li mando via, ma so come non seguirli.
Anche lo spostamento è utile. Ovvero la capacità di decidere di pensarci dopo, fra un po’.
Si eredita il rimuginio?
In termini genetici assolutamente no, ma determinante strategie comportamentali si imparano da qualche parte. Spesso nel proprio contesto di origine e di sviluppo: la famiglia.
Se poi la condizione mentale in cui ci troviamo ci provoca malessere e dolore, non si deve avere remore a chiedere aiuto sia alle persone che vi sono vicine, sia ad uno specialista psicoterapeuta.
Dott. Marco Forti.
Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico
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