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Sovrappeso e obesità nei bambini

Nella nostra società contemporanea, il comportamento alimentare è diventato un importante oggetto di osservazione e analisi da molteplici punti di vista: culturale, socio-economico, clinico-medico e psicologico.

Così il comportamento alimentare è valutato a tutte le età sia negli eccessi che nelle restrizioni.

L’esito di un comportamento alimentare disregolato è, oggi, l’eccesso ponderale nei bambini, un problema serio da non sottovalutare.

Sovrappeso e obesità rappresentano un problema in costante crescita: le persone con problemi di peso sono raddoppiate negli ultimi trent’anni.

bambini sono anch’essi coinvolti in questa “epidemia”: secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) i bambini acquisiscono gli stili di vita dei genitori –dieta poco salutare e vita sedentaria- e tali abitudini “ereditarie” stanno giocando un ruolo fondamentale nell’attuale diffusione dell’obesità.

Un bambino, proprio come un adulto, è considerato obeso quando presenta un eccesso di massa grassa che può essere considerato fattore di rischio per la sua salute.

Perché si ingrassa? Perché -a prescindere dalle cause genetiche o comportamentali- l’aumento della massa adiposa è il risultato di un bilancio energetico cronicamente in eccesso: ovvero gli apporti calorici, introdotti con i cibi, sono superiori alle “uscite”.

Quali sono i rischi e le conseguenze psicologiche nel bambino obeso?

Dal punto di vista psicologico numerose ricerche mostrano gli effetti negativi:

  • tendenza alla passività
  • tendenza alla noia
  • basso livello di autostima
  • risultati scolastici mediocri
  • sentimenti di rifiuto da parte dei coetanei
  • difficoltà di inserimento sociale e d’emarginazione

Il sentirsi diverso, essere preso in giro dai coetanei, ma anche essere rimproverato in famiglia per il sovrappeso, sono tutte situazioni che si traducono in una personalità poco espansiva, con tendenza alla noia e alla passività. L’autostima dei giovanissimi diminuisce con conseguente calo della percezione delle risorse personali, della capacità di far fronte agli eventi, delle capacità comunicative fino all’evitamento delle relazioni sociali.

Il bambino obeso o in sovrappeso incontra maggiori difficoltà ad affrontare i problemi quotidiani, scolastici e non: si sente schiacciato dalle critiche e frustrato dalle sue capacità incapacità di superarli. Anche le difficoltà scolastiche sono significative; infatti quasi il 50% dei ragazzi obesi su 100 fanno fatica a concentrarsi e a rimanere attenti. L’alimentazione di questi bambini è spesso squilibrata; l’eccesso di cibi grassi, zuccheri raffinati e junk food, associato alla carenza di sostanze vitali come vitamine, sali minerali e antiossidanti naturali, riduce la capacità di apprendimento.

Quando il rendimento scolastico si abbassa e i voti sono scarsi si alza la percentuale di abbandono scolastici. Se a questo quadro si sommano, come già detto, le osservazioni negative della famiglia, l’essere oggetto di scherzi e derisione da parte dei coetanei, la scarsa fiducia nelle proprie capacità, si può ben comprendere da dove possono nascere numerosi problemi comuni a molti bambini obesi od in sovrappeso.

Il bambino vive, inoltre, un’importante difficoltà nel riconoscere i bisogni del proprio corpo e spesso diviene anche alessitimico:  i ragazzi alessitimici, oltre alle difficoltà nel riconoscere, nominare e descrivere i propri stati emotivi, presentano stati emotivi attenuati o completa incapacità di provare e condividere emozioni. Nella mente degli individui alessitimici le emozioni si confondono con le sensazioni corporee percepite.

In questo senso è riscontrabile un deficit della competenza emotiva e della capacità riflessiva sugli stati d’animo.

Essenziale diviene allora cambiare le abitudini e modificare la qualità della vita.

La ricerca scientifica ha sottolineato il rischio per i bambini obesi di divenirlo da adulti è da 2 a 6,5 volte maggiore rispetto ai bambini non obesi.

Da questi numeri appare evidente che l’obesità, una volta instaurata, tende a cronicizzarsi, da qui l’esigenza di intervenire per cambiare le abitudini dei bambini. Quando un’abitudine appresa si stabilizza, che si tratti di un comportamento alimentare o di un comportamento sociale, ci vuole tempo e pazienza affinché possa cambiare ma soprattutto sarà necessario capire “come fare”.

Lo psicoterapia può essere un valido aiuto in tutte quelle situazioni in cui è necessario cambiare le abitudini e gli stili di vita di un individuo.

Bisogna tener presente che modificare le abitudini quotidiane è impegnativo per un adulto ma lo è ancora più difficile per un bambino, quindi, la gradualità è importante, bisogna dare ai bambini il tempo di cambiare le loro abitudini.

Inoltre, per conseguire risultati duraturi, tutta la famiglia deve essere coinvolta e sforzarsi nell’avere atteggiamenti più corretti dando un esempio di vita sana e attiva. L’imitazione è sempre uno dei rinforzi migliori.

Quando pensiamo ad incrementare l’attività fisica, non dobbiamo pensare obbligatoriamente alla pratica di uno sport, ma dobbiamo considerare che è fondamentale ridurre l’inattività. Secondo le recenti raccomandazioni mediche i bambini hanno bisogno di almeno 30 minuti quotidiani di movimento a moderata intensità.

È bene ricordare che ogni sintomo manifestato ha un valore relazionale profondo: è probabile che il bambino, attraverso l’abuso di cibo, voglia comunicare qualcosa di specifico e che lo usi come canale comunicativo. Compito del genitore sarà quello di ascoltare le richieste del figlio.

Ruolo dello psicologo sarà quello di capire se i bambini mangiano per fame emotiva. È prezioso insegnare sia ai bambini che ai genitori a riconoscere lo stimolo alla base della ricerca del cibo, aiutarli ad individuare un comportamento (disegnare, ascoltare la musica ecc.) alternativo, per permettere al bambino di esprimere l’emozione provata.

Può capitare di utilizzare dei “comfort food” (cibi consolatori) occasionalmente; non c’è nulla di male nel farlo, è importante però che non avvenga spesso e che sia genitori che bambini ne siano consapevoli.

Capire le motivazioni alla base di un comportamento e sostenere il bambino e la famiglia nel cambiamento delle abitudini alimentari risultano essere azioni fondamentali in un’ottica preventiva e di intervento per promuovere comportamenti alimentari consapevoli e sani.

Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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