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Quando l’infanzia lascia il segno: le esperienze avverse e il loro impatto sulla salute

Numerosi studi in ambito medico e psicologico hanno dimostrato che le esperienze negative vissute durante l’infanzia possono influenzare profondamente lo sviluppo cerebrale e il benessere psicofisico lungo tutto l’arco della vita. Non si tratta soltanto di traumi evidenti, ma anche di situazioni familiari difficili che, se vissute nei primi anni, possono segnare la persona nel suo insieme, condizionandone la salute mentale, la qualità della vita e persino l’aspettativa di vita.

È stato ampiamente dimostrato che le esperienze precoci, in particolare quelle vissute in famiglia, influenzano il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi, con gli altri e con il mondo. I geni forniscono la struttura, ma è l’ambiente a decidere come questa verrà modellata. Durante le fasi critiche dello sviluppo cerebrale, eventi sfavorevoli possono attivare costantemente i sistemi di risposta allo stress. Quando questo accade in modo prolungato, si verificano cambiamenti fisiologici che possono durare nel tempo e influenzare profondamente la salute dell’individuo.

Uno degli studi più significativi in questo ambito è lo Studio ACE (Adverse Childhood Experiences), un’indagine epidemiologica condotta su oltre 17.000 adulti californiani tra il 1995 e il 1997. Ai partecipanti fu chiesto di compilare un questionario relativo a dieci categorie di esperienze infantili avverse, tra cui tre forme di abuso (fisico, emotivo e sessuale), cinque elementi di disfunzione familiare (come la presenza di dipendenze, malattia mentale o violenza domestica), e due forme di trascuratezza (fisica ed emotiva).

I risultati furono sorprendenti: il 64% degli intervistati riferì almeno una esperienza negativa durante l’infanzia, e una persona su quattro dichiarò di averne vissute almeno quattro. L’impatto di queste esperienze si rivelò drammatico: chi aveva un punteggio ACE di 4 aveva un rischio quadruplicato di sviluppare malattie cardiache o cancro, mentre con un punteggio di 6 o più, l’aspettativa di vita risultava ridotta fino a 20 anni rispetto a chi non aveva subito traumi infantili.

Lo Studio ACE ha avuto il grande merito di mettere in luce quanto anche traumi meno evidenti – e dunque spesso sottovalutati – possano avere effetti devastanti sulla salute pubblica. Ha spostato l’attenzione da eventi traumatici macroscopici, come guerre o catastrofi naturali, a quei vissuti quotidiani spesso invisibili ma altrettanto distruttivi.

Lo stress che modifica il cervello

I ricercatori hanno cercato di comprendere quali siano i meccanismi biologici alla base di questi effetti. Oggi sappiamo che lo stress cronico può alterare l’espressione genica e modificare le connessioni neurali. Durante l’adolescenza, quando il cervello attraversa un processo di “potatura” delle sinapsi, l’esperienza gioca un ruolo cruciale nel decidere quali connessioni mantenere e quali eliminare. Se l’ambiente familiare è stressante, si alterano i meccanismi di risposta allo stress, coinvolgendo il sistema nervoso, endocrino e immunitario. Il risultato? Un aumento del rischio di malattie croniche, invecchiamento precoce e vulnerabilità psicologica.

Negli ultimi decenni, discipline come le neuroscienze e l’epigenetica hanno permesso di studiare più a fondo questi effetti, fornendo strumenti per la prevenzione e l’intervento. L’obiettivo oggi è promuovere una maggiore consapevolezza e mettere in atto programmi di screening, formazione e supporto alle famiglie, per ridurre l’esposizione infantile a eventi traumatici.

Verso una nuova cultura della prevenzione

I dati raccolti indicano che oltre il 60% della popolazione ha vissuto almeno una esperienza avversa durante l’infanzia. Investire nella prevenzione, attraverso l’educazione e l’intervento precoce, significa migliorare in modo significativo la salute pubblica e il benessere collettivo.

Per chi desiderasse approfondire, il questionario ACE è disponibile online in lingua inglese sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (www.who.int). Valutare il proprio punteggio può essere il primo passo verso una maggiore consapevolezza del proprio vissuto e, se necessario, verso un percorso di cura.

L’infanzia ci forma. E proteggerla significa investire sul futuro di tutti.

 

 


Dott. Marco Forti.
Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico
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