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NUOVE SOLUZIONI PER I DISTURBI ALIMENTARI

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Anoressia e bulimia risultano in America una delle prime cause di mortalità adolescenziale. Questa notizia, per quanto sconvolgente, non è conosciuta da tutti. Come le altre malattie mentali, anche i disturbi alimentari hanno una base genetica, ovviamente quest’informazione rivoluziona non solo il modo in cui si fa prevenzione, ma anche il modo in cui si va a intervenire sulla malattia. Il seguente articolo presenta una serie di ricerche in cui si mette in evidenza come la base genetica inluenzi questi diturbi che, invece, prima erano ritenuti causati dalla scocietà e dall’eccessiva attenzione al corpo, all’involucro, piuttosto che al contenuto.

GLI PSICOLOGI STANNO SVILUPPANDO NUOVI PROMETTENTI TRATTAMENTI E CONDUCENDO NUOVE RICERCHE PER COMBATTERE I DISTURBI ALIMENTARI

In qualsiasi momento, più di 10 milioni di americani riportano sintomi di un disturbo alimentare, come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa, secondo National Association of Eating Diorders.
Altri milioni lottano col binge-eating disorder.
Gli psicologi conoscono bene lo scompenso che queste gravi malattie mentali causano sul corpo, compresa l’osteoporosi, complicazioni gastrointestinali e problemi dentari, tra altri significativi problemi di salute. Meno psicologi potrebbero conoscere che i disordini alimentari sono diventati una delle condizioni psicologiche più mortali della nazione. Una persona su cinque con l’anoressia alla fine muore per cause legate al disordine e vanta una delle percentuali più alte di suicidio di ogni altra condizione psichiatrica: uno studio del 2003 dell’ Archives of General Psychiatry ( Vol.60, No. 2) ha trovato che quelli col disturbo hanno una probabilità di suicidarsi 56 volte maggiore dei loro coetanei in salute.
“ I disordini alimentari sono debilitati e possono essere fatali” dice Joslyn Smith, assistente legislativo dell’APA per la politica di interesse pubblico. “ Ma in genere, il riconoscimento della serietà e gravità di queste malattie non è adeguato”.
Infatti, solo la metà di quelle con l’anoressia e la bulimia guariscono completamente, e anche tra quelli che sono guariti dall’anoressia, molti continuano a mantenere un peso basso e a essere depressi, secondo l’ Accademy for Eating Disorders, un organizzazione professionale globale che si dedica alla ricerca, educazione, trattamento e prevenzione dei disturbi alimentari.
Per combattere questi numeri e incoraggiare gli americani a condurre vite più salutari, gli psicologi stanno conducendo battaglie su diversi fronti per sradicare i disordini alimentari, aiutare quelli a cui sono stati diagnosticati o sono a rischio per questi disordini e ridimensionare le leggende riguardo queste condizioni.

GENI AL LAVORO

Una delle ricerche più innovative è l’esaminare i fattori di rischio genetico legati ai disturbi alimentari. Nonostante per anni gli esperti hanno creduto che l’anoressia e la bulimia fossero causate esclusivamente da quelle influenze ambientali quali la pressione dei coetanei e le aspettative della società, un lavoro recente ha mostrato che molti fattori genetici e biologici giocano un ruolo analogo.
“Non è inusuale anche ai nostri giorni di vedere disturbi alimentari legati alla scelta di ragazze vanitose di essere magre”, dice Kelly Klump della Michigan State University, PhD. “Quello che ora sappiamo è che proprio come ogni altra condizione psichiatrica, come la schizofrenia e il disordine bipolare, i disordini alimentare hanno una forte componente genetica.”
Nel suo lavoro in cui esamini gli effetti dei geni sui disturbi alimentari, Klump ha condotto una serie di studi di sviluppo con i dati della Minnesota Twin Family Study. Essa ha trovato che l’ereditabilità dei sintomi dei disordini alimentari aumenta durante la pubertà, da un rischi zero prima della pubertà al 50 per cento o di più dopo (Psychological Medicine, Vol. 37, No. 5). Insieme alla professoressa di psicologia Pamela Keel della Florida State University, PhD, la Klump sta ora usando queste scoperte per esaminare come i cambiamenti naturali dei livelli ormonali ovarici possono contribuire a comportamenti bulimici nei gemelli. Analisi preliminari suggeriscono che l’ereditabilità influenze i disturbi alimentari maggiormente quando i livelli estrogeni sono ai loro massimo.
La Klump è anche coinvolta in uno studio sulla base genetica dell’anoressia condotto dall’University of North Carolina alla Chape Hill dalla psicologa Cynthia Bulik, PhD, e altri ricercatori da tutto il mondo. Come parte del consorzio genetico per l’anoressia nervosa dei 13 paesi, essi hanno intenzione di condurre il più grande studio mai fatto di associazione genetica per il disturbo, mettendo insieme ricerche e campioni di DNA di più di 4000 donne con l’anoressia e 4000 controlli.
“La cosa fondamentale nella genetica è avere larghi campioni, e quello che abbiamo visto in altri disturbi, come l’autismo, l’obesità e la depressione, è che i ricercatori stanno unendo le forze per avere grandi numeri,” dice la Bulik. “La speranza è che il consorzio ci aiuterà a svelare la biologia che sta alla base della malattia, un passo importante per lo sviluppo di interventi basati sulla biologia.”
Nel frattempo, un nuovo e non ancora pubblicato lavoro di risonanze fMRI dello psicologo Eric Stice dell’Oregon Research Institute, PhD, suggerisce che in alcune donne, la bulimia potrebbe essere fortemente legata. Stice ha esaminato le attivazioni celebrali di 33 donne adolescenti e 43 giovani dopo che avevano assaggiato un frullato al cioccolato. In un periodo di un anno, egli ha trovato che quelle che mostravano una maggiore attivazione delle regioni chiave per la ricompensa nel cervello – in particolare la corteggia gestatoria, la corteccia somatosensoriale e lo striatum – riportavano incrementi del comportamento bulimico.
“Quello che penso stiamo imparando è che se i bambini sono sottoposti a una dieta ricca di grassi e zuccheri presto durante sviluppo, essi sviluppano una forte preferenza e desiderio per questi cibi che altrimenti non emergerebbe, e questo e quello che predispone le persone alla bulimia,” egli dice.
Una ricerca simile di Rachel Marsh della Columbia University, PhD, mostra che il cervello delle donne bulimiche può reagir più impulsivamente di quelle senza il disturbo alimentare.
I ricercatori hanno confrontato le fMRI di 20 donne bulimiche con 20 di età simile in salute mentre identificavano la direzione di una serie di frecce viste sul computer. Essi hanno trovato che le donne bulimiche tendono a essere più impulsive durante la prova, rispondendo più velocemente e facendo più errori di quelle sane. Essi hanno anche trovato che le donne bulimiche non mostravano una pari attività nelle zone celebrali coinvolte nell’autoregolazione e nel controllo egli impulsi. Marsh sta ora studiando gli adolescenti con la bulimia per determinare se queste anomalie nel funzionamento del cervello aumentano subito nel corso della malattia, eventualmente predicendo il suo sviluppo e la sua persistenza.

TRATTAMENTI INNOVATIVI

I ricercatori sono anche in prima linea per diversi trattamenti innovativi dei disturbi alimentari che puntano a popolazioni difficili da raggiungere, come le donne adulte e quelle nelle aree rurali.
Bulik, in collaborazione coi ricercatori dell’University of Pittsburgh Medical Center, sta conducendo una nuova prova clinica per comparare l’efficacia e il risparmio di una terapia comportamentale cognitiva online con sessioni settimanali di chat moderate dai terapisti oltre alla normale terapia di gruppo. La prova non sarà completa fino al prossimo anno, ma Bulik spera che il programma online dimostri efficacia così può aiutare quelli nelle aree rurali che soffrono del disordine.
Bulik sta anche collaborando col collega della UNC, lo psicologo clinico Donald H. Baucom, PhD, per testare un trattamento dell’anoressia basato sulle coppie. Basato su interventi cognitivi-comportamentali simili a quelli per la depressione, l’ansia, smoking cessation e il cancro, il programma guida il partner sano a come meglio assistere nel recupero.
“I partner sono così grati perché vogliono aiutare ma non sanno cosa fare quando il loro compagno smette di mangiare” dice Bulik.
24 coppie stanno prendendo parte alla prova clinica della durata di un anno nel comparare l’intervento “UCAN – Uniting Couples in the treatment of Anorexia Nervosa” alla tradizionale terapia del supporto familiare. Se il trattamento avrà successo, gli psicologi pensano di condurre prove in altri luoghi e di sviluppare un programma simile per la bulimia e il binge-eating disorder tra gli adulti.
La psicologa clinica Margo Maine, PhD, co-fondatrice del Maine and Weinstein Specilaty Group, situato in Hartford, sta anche lavorando con donne adulte più vecchie con disturbi alimentari. La maggior parte di queste donne ha vergogna del loro disordine, pensando che esse avessero superato un tale problema adolescenziale. Attraverso la terapia individuale, Maine le aiuta a valorizzare le loro esperienze come donne discutendo le numerose pressioni culturali e sociali che le donne affrontano nei termini di perfezionismo, peso e forma, e incoraggia le sue pazienti a imparare a come prendersi del tempo per se stesse.
Nel 2005, Maine è stata coautrice del libro “The Body Myth”, (Wiley) sulle donne adulte e le pressioni che affrontano per essere perfette.
Ora sta lavorando su un capitolo sulle donne adulte e i disturbi alimentari per un’antologia che esplora le disparità tra la ricerca e il trattamento della condizione.
“Questa è la storia dimenticata dei disordini alimentari” dice Maine. “Penso che siamo così abituati a mettere pressione sulle donne per sembrare giovani ed essere qualcosa per le altre persone che non prestiamo attenzione a loro quando invecchiano”.

PREVENZIONE BASATA SULL’EVIDENZA

Un altro lavoro innovativo sta cercando di contrastare lo sviluppo dei disturbi alimentari.
Stice, dell’Oregon Research Institute, per esempio, ha sviluppato un programma di prevenzione dei disturbi alimentari basato sulla teoria della psicologia sociale della dissonanza cognitiva, nel quale i partecipanti criticano la magrezza come ideale standard della bellezza femminile attraverso una serie di esercizi di gruppo verbali, scritti e comportamentali. Uno studio del 2008 del Journal of Consulting and Clinical Psychology (Vol. 76, No. 2) su 481 ragazze adolescenti che erano insoddisfatte del loro corpo ha trovato che quelle che avevano partecipato nell’intervento di dissonanza mostravano una riduzione del 60 per cento nell’inizio del disturbo alimentare comparate con quelle che non avevano avuto l’intervento.
I ricercatori stanno ora testando l’efficacia dl programma facendolo condurre dai consiglieri delle scuole superiori e dagli insegnanti di educazione fisica.
“Si riduce tutto a una semplice promessa – che se tu fai un’analisi critica dell’ideale della magrezza, puoi tenere lontano te stesso dal perseguirlo” dice Stice.
Adattando il modella di Stice, la professoressa di psicologia della Trinity University Carolyn Black Becker, PhD, ha sviluppato un programma di prevenzione dei disturbi alimentari basato sui coetanei che ha significativamente migliorato la percezione dell’immagine corporea e diminuito i disturbi alimentari nei campus universitari. Uno studio condotto dalla Becker pubblicato anche sul JCCP (Vol. 76, No. 2) suggerisce che le partecipanti che avevano svolto due sedute di due ore della terapia basata sulla dissonanza cognitiva mostravano meno desiderio di essere magre ed erano meno insoddisfatte dei loro corpi. Quest’anno, le comunità femminili Tri Delta e altre implementeranno il programma in 28 campus universitari in tutta la nazione.
Un altro sforzo di prevenzione è usare la forza dl Web. Una squadra di professionisti della salute mentale guidati da Gail McVey, PhD, uno scienziato dei sistemi di salute al Toronto Hospital per i bambini malati, ha creato un programma basato sul Web di moduli da imparare che promuove la salute e aiuta a prevenire i disturbi alimentari tra i bambini. Uno studio con 78 insegnanti delle scuole elementari di Toronto e 89 praticanti di salute pubblica ha trovato che quelli che avevano preso parte al programma riportavano un miglioramento generale nella loro consapevolezza di come i loro pregiudizi sul peso potevano entrare nello loro pratiche di insegnamento (Eating Disorders, Vol. 17, No. 1).
McVey sta anche lavorando con ricercatori per la prevenzione dell’obesità per assicurarsi che i lori programmi non portino involontariamente allo sviluppo di disturbi alimentari.
“Stiamo cercando di trovare una strada per incoraggiare tutti i bambini ad avere uno stile di vita salutare, ma non vogliamo farlo al prezzo di forzarli verso preoccupazioni sul peso e la forma e disturbi alimentari” dice McVey.
In uno sforzo più ampio, la psicologa clinica e specialista in disturbi alimentari Ann Kearney-Cooke, PhD, ha collaborato la scorsa primavera con la Dove Self-Esteem Fund nell’intervistare 3344 ragazze tra gli 8 e i 17 anni in 20 grosse città americane per avere un senso migliore dell’autostima delle ragazze. Hanno trovato che 7 ragazze su 10 non si sentono all’altezza in qualche modo e che il 75 per cento delle ragazze con bassa autostima erano impegnate in attività negative e potenzialmente nocive, come i disordini alimentari, tagli, bullismo, fumo o alcool, comparate col 25 per cento di ragazze con alta autostima.
Da questi dati, Kearney-Cooke ha creato un laboratorio della durata di un giorno per aiutare le ragazze a sviluppare le abilità per far front alle loro emozioni, alle rlazioni salutari con gli altri e all’avere un’immagine positiva del corpo per ridurre il loro rischio di sviluppare disturbi alimentari.
Il suo approccio va contro le vecchie nozioni che dicevano che il modo per aumentate l’autostima è sottolineare le unicità di una persona, dice Kerney-Cooke. Invece, lei insegna alle ragazze a come avere più controllo sulle loro vite.
“L’autostima non è essere speciali” dice Kerney-Cooke. “E’ maestria e competenza e il sentire che puoi sopportare il peso di essere adolescente”.
Ad oggi, ha condotto 6 laboratori sull’argomento in tutto il paese, e ora pensa di testarlo nelle scuole.

DISPARITÀ CONTINUE

Nonostante la crescente ricerca e i trattamenti innovativi, i disturbi alimentari spesso non sono diagnosticati, specialmente tra le minoranze etniche e gli uomini, dicono i ricercatori.
“C’è un paradosso dell’uso elevato di servizi sanitari da un lato e il sotto utilizzo dei servizi appropriati dall’altro” dice la professoressa di psicologia Ruth Striegel-Moore della Wesleyan University, che ha esaminato l’uso dei servizi sanitari per i disturbi alimentari in grossi database di popolazioni assicurate. Solo una minoranza delle persone con un disturbo alimentare riceve un trattamento specifico per quello. Ancora, come ha trovato in uno studio del 2008 sul Psychological Medicine (Vol. 38, No. 10), gli adulti a cui sono stati diagnosticati disturbi alimentari usano molti più servizi sanitari e incorrono in costi dei servizi più alti di quelli che non hanno il disturbo alimentare – e non ricevono il servizio di salute mentale di cui hanno bisogno.
“La media delle visite di salute mentale era 4, che sono la metà di quelle raccomandate dalla maggioranza degli interventi di psicoterapia basati sull’evidenza dei disturbi alimentari” dice Striegel-Moore.
In aggiunta, poiché le cure primarie erano dove più del 50 per cento erano state date le diagnosi dei disturbi alimentari dello studio, la ricerca punta al ruolo chiave che i somministratori di cure primarie giocano nello scovare i disordini.
In un’altra ricerca, la bulimia e il binge eating sembrano essere più prevalenti tra le popolazioni minoritarie di quanto si pensasse un tempo. In una serie di articoli del 2007 inserto speciale dell’International Journal of Eating Disorders (Vol. 40, No. S3), i ricercatori riportano che quelli di origine latina che spendono più del 70 per cento della loro vita negli USA hanno una percentuale molto più alta di disturbi alimentari di quelli che hanno vissuto la maggior parte della loro vita nel paese nativo. Hanno anche trovato che i neri che riportano livelli più alti di stress culturale hanno un rischio più grande di insoddisfazione del corpo e di bulimia.
Soprattutto, gli autori dello studio dicono, che spesso le minoranze non seguono i trattamenti per i disturbi alimentari, e essi avvertono che i criteri standard di diagnosi dei disturbi alimentari potrebbero aver bisogno di essere rivisti per queste popolazioni. I Latini, per esempio, spesso mostrano un comportamento da binge eating piuttosto che diminuire la loro assunzione di cibo e spesso non appariranno magri malgrado le loro abitudini alimentari irregolari, dice Margarita Alegria, PhD, direttrice del Centre for Multicultural Mental Healt Research alla Cambridge Health Alliance.
“Forse stiamo chiedendo solo la domanda sbagliata” lei dice.
Un altro gruppo di ricerca suggerisce che il binge eating durante la gravidanza potrebbe essere in aumento, particolarmente tra i poveri, sulla base dei dati raccolti da Bulik in uno studio su 100000 nuove nascite in Norvegia e pubblicato nel 2007 sul Psychological Medicine (Vol. 37, No. 8).
“Non ce lo aspettavamo, e non sappiamo realmente perché ciò accada” dice Bulik, aggiungendo che questi risultati garantiscono la vigilanza in corso da parte dei professionisti della cura sanitaria per la continuazione e l’emergenza dei disturbi alimentari nella gravidanza.
Altre arre del campo dei disturbi alimentari stanno iniziando a ricevere più attenzione. Una sta purificando il disordine, nel quale gli individui provano un senso di perdita di controllo dopo aver mangiato solo una piccola quantità di cibo e purgante, o persone che purgano ma non espellono. Una ricerca di Keel della Florida State ha trovato che le persone in quella condizione mostravano un rilascio significativamente più grande do colecistochinina, un ormone che controlla le sensazione di pienezza, rispetto alle persone con la bulimia (Archives of General Psychiatry, Vol. 64, No. 9). I partecipanti allo studio hanno riportato anche un maggiore livello di dolori gastrointestinali rispetto a quelli con la bulimia e quelli sani.
Queste scoperte suggeriscono che il disturbo è degno di una delineazione specifica nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali come una categoria provvisoria per uno studio futuro, nota Keel, ciò “ consentirebbe un nome e una definizione comunemente accettati per la condizione, promuoverebbe un progresso maggiore nella ricerca delle caratteristiche fisiologiche e biologiche del disturbo e condurrebbe a trattamenti basati sull’evidenza più specifici”.
Gli psicologi stanno anche esplorando i disturbi alimentari tra gli uomini. Nel libro “The Muscular Ideal” (APA, 2007), J. Kevin Thompson della University of South Florida, PhD, coautore del libro con lo studente laureato Guy Cafri, riporta un incremento dl 700 per cento nel numero di articoli sull’immagine del corpo maschile e disturbi alimentari dal 2000. in un articolo del 2008 Comprehensive Psychiatry (Vol. 49, No. 4), Thompson e Cafri hanno investigato i sintomi e le condizioni psichiatriche associate alla di smorfia muscolare, nella quale gli individui – soprattutto maschi – diventano patologicamente preoccupati con la loro muscolatura. Ha trovato che quelli che hanno incontrato i criteri per il disturbo hanno mostrato una rigida aderenza al regime alimentare, come la scarsità di carboidrati e l’abbondanza di proteine, nello sforzo di migliorare l’apparenza della loro muscolatura. Thompson ha anche trovato che queste persone hanno riportato una insoddisfazione aumentata per la loro apparenza, così come livelli più alti di cattivo umore e disturbi d’ansia.
Comunque, questi disturbi sono sotto diagnosticati, principalmente perché il peso degli uomini potrebbe essere normale e loro sembrare in salute, a differenza di molte donne con disturbi diagnosticabili clinicamente, dice thompson.
“Sarebbe molto facile non riconoscere una disfunzione alimentare che potrebbe richiedere attenzione clinica se ti limiti ai criteri del DSM o se guardi a uomini e donne allo stesso modo” egli dice.
Per ridurre tali barriere e porre gli uomini nei trattamenti dei disturbi alimentari, lo psicologo Thomas Hildebrandt, PsyD, e i colleghi alla Mount Sinai School of Medicine di New York hanno sviluppato un questionario specifico per uomini che può essere usato in unione col Body Checking Questionnaire che è stato usato per anni per testare i disturbi alimentari sulle donne. Un articolo del International Journal of Eating Disorders suggerisce che il questionario potrebbe essere uno strumento adatto nell’indicare la psicopatologia di un disturbo alimentare in un uomo, e se adattato più ampiamente, potrebbe aiutare nello sviluppo di trattamenti specifici per uomini per i disturbi alimentari.
Tutti questi sforzi potrebbero aiutare a salvare vite e portare a una nazione più salutare, dice lo psicologo Michael Levine del Kenyon College, PhD, un esperto nella prevenzione dei disturbi alimentari.
“Creare un mondo nel quale ci saranno meno disturbi alimentari sarà un mondo in cui sia uomini che donne saranno più sani perché non ci sarà così tanto oggettificazione e materialismo, o così tanta enfasi e preoccupazione sul magro e grasso e controllo dell’appetito, forma e peso” dice Levine. “Sono veramente eccitato per quello che i prossimi 10 anni porteranno”.

Tradotto da: Monitor on psychology. A publication of the American Psychological Association (APA), Vol. 40 No. 4 April 2009 (a cura delle Dott.sse Antonella Crescenzi e Rossella D’Oria)

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