Critica costruttiva e quando diventa distruttiva
La differenza fra critica costruttiva e distruttiva sta nel modo in cui la stessa viene formulata.
Sebbene per ognuno di noi, sia difficile accettare una critica, quella distruttiva può danneggiare la nostra autostima e avere effetti negativi sulla nostra sicurezza.
Cos’è una critica distruttiva?
È una critica controproducente, demolisce l’identità della persona ed è un attacco al suo essere.
Spesso finisce solo per ferire o sminuire.
La critica costruttiva va invece a evidenziare i tuoi errori e ti mostra come migliorare o correggere te stesso. Questo è un feedback utile.
L’ atteggiamento critico diventa distruttivo quando:
- È diretto alla personalità e al carattere piuttosto che al comportamento
- È colpevolizzante
- Non è orientato a favorire un miglioramento
- Vuole mostrare il “modo giusto” di fare le cose
- Tende a sminuire
La critica reiterata, prolungata fallisce nel favorire un cambiamento comportamentale positivo. Qualsiasi piccolo cosa venga ottenuta attraverso la critica, nasconde un forte risentimento.
Il problema è che la critica quando si ripete tende a trasformarsi in un rimprovero.
Così la persona che è criticata tende a percepire queste parole come un attacco e si mette sulla difensiva.
Ovviamente, questo stato d’animo non gli permette di vedere quanto di vero ci può essere nella critica. Come risultato, la persona può sentirsi vulnerabile, colpevole o arrabbiata, ma è abbastanza improbabile che sia incline a cambiare.
Alla fine, le critiche ripetute in forma di rimprovero terminano solo per danneggiare la relazione, senza risolvere nulla. Quanto più una parte critica tanto più l’altra si chiude in se stessa, rendendo la comunicazione più difficile.
Ad un certo punto, ognuno inizia a vivere nella sua mente. Chi critica pensa che l’altro non tenga conto delle sue opinioni ed esigenze, e si rammarica di questo. Chi è criticato pensa che l’altro non lo considera a sufficienza e non lo comprende, e soffre.
Una critica eccessiva e pervasiva si rivela nociva per il “rimproverato”.
- Egli potrebbe sviluppare la tendenza al senso di colpa: giudicando se stesso cattivo, dannoso, incompetente per se e gli altri.
- L’eccesso di critica può portare al “disorientamento personale” cioè al non sapere quali siano in effetti le proprie preferenze, opinioni, capacità. O qualora lo si sappia, si potrebbe giungere al considerarle non idonee, insufficienti, sbagliate. Da qui deriverebbe una mancanza di fiducia in sé stessi, e una continua messa in discussione delle proprie scelte. Tipico atteggiamento e preoccupazione che si ritrova ad esempio in soggetti con disturbo ossessivo compulsivo è l’idea del “sarà la cosa giusta? Avrò sbagliato?”
- Alcuni potrebbero invece sviluppare una “dipendenza dal contesto interpersonale”, cioè una tendenza ad adeguarsi sempre alle idee altrui, una continua ricerca dell’approvazione esterna (elemento spesso presente nelle persone che riportano disturbi alimentari).
- Infine, il soggetto criticato potrebbe sviluppare forti sentimenti di rabbia verso il “rimproveratore”, reagendo in maniera oppositiva, aggressiva e ribelle, e fomentando ancor più la critica dall’altra parte, con conseguente ciclicità del malessere di entrambe le parti.
Suggerimenti per fare critiche costruttive
Se vi sentite arrabbiati o risentiti, qualsiasi osservazione costruttiva vogliate fare verrà percepita come una critica. Questo accade perché le persone rispondono al tono emotivo, non all’intenzione. È bene cercare di controllare la rabbia o il risentimento prima di dare un feedback.
Per fare critiche costruttive:
- Focalizzatevi sui miglioramenti
- Concentratevi sul comportamento desiderato, non sulla personalità del partner o del bambino
- Incoraggiate il cambiamento, invece di minare il senso di fiducia personale
- Offrite aiuto in modo sincero.
- Rispettate l’autonomia dell’altro.
- Resistete all’impulso di punire o deprivare del vostro affetto chi non si comporta come desiderate
Dott. Marco Forti
Psicologo – Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico
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