Famiglia: istituzione basata sull’assenza
Di seguito voglio condividere l’editoriale del giornalista e scrittore D. Starnone sull’ultimo numero di internazionale https://www.internazionale.it/ultimi-articoli.
“Sta diventando sempre più chiaro che la famiglia rischia di essere un’istituzione fondata sull’assenza. Il merito (o il demerito) è del Covid -19. Prima del virus i genitori si recavano al lavoro, i figli erano mollati ai nonni, al nido, a scuola, ci si intravedeva a colazione, forse a pranzo, in genere a cena davanti alla tv. Il resto era sonno. La giornata passava quasi tutta nel mondo, dove si sgobbava, si tormentava il prossimo, si subivano angherie, si trovava il tempo per svariate deviazioni, e alla fine si tornava, come si dice, in famiglia. Anche così molti si scoprivano furiosi ed infelici. I mariti diventavano pericolosi e le mogli erano allo stremo, i bambini si innervosivano e i giovani deragliavano. poi però si aveva l’opportunità di assentarsi di nuovo e così si tirava avanti.
Ora il rischio è che non ci si può assentare più.
Il Coronavirus ha cancellato il lavoro ed il poco denaro, ha chiuso le vie di fuga, e lì dove la vita insieme è veramente brutta, contagiarsi e contagiare appare quasi come il male minore.
La famiglia allora appare un riassunto delle politiche planetarie i tempi del Coronavirus. Basta mezza mossa falsa e si spalanca l’inferno”.
A conferma riporto di seguito anche delle riflessioni ascoltate spesso in questi giorni di lavoro:
Sono a casa, il mio compagno pure. Anche mio figlio è a casa dall’asilo. Vorrei poter dire che sto godendo la vita familiare, ma ho già litigato con tutti. Troppa vicinanza crea insofferenza, non siamo più abituati. Continuo a lavorare, per fortuna, ma ho dovuto rinunciare o posticipare tre progetti cui tenevo molto, forse quattro. Sono attaccata al computer, a casa, e mi mancano tutti quegli impegni, a volte maledetti, che scandiscono le giornate e le settimane lavorative. Per fortuna mia suocera insegna e gli insegnanti sono una delle poche categorie a casa dal lavoro, senza avere paura di perderlo. Così può tenermi il bimbo.
Solo chi non ha figli può pensare che lo smart working – inteso come lavoro da casa – sia l’ideale per un genitore. Non è proprio fattibile rispondere a una mail mentre si tampona il sangue da un’escoriazione o farsi venire un’idea brillante mentre si gioca con le macchinine, insomma qualsiasi attività che richieda una concentrazione superiore ai dieci minuti è compromessa. Per finire un documento importante, mi sono dovuta chiudere nello sgabuzzino delle scope, mentre mio figlio ululava fuori dalla porta. Mi spiace, ma è vero quello che tutti i genitori dicono: forse andiamo a lavorare per fuggire e illuderci di riposarci.
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