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La trappola del “senno del poi”

Cos’è un bias cognitivo?

Un errore sistematico che influenza il nostro giudizio e le nostre decisioni. Ecco, in estrema sintesi, cosa è un bias cognitivo (o distorsione cognitiva): un errore, un limite, un’abitudine mentale che spinge la nostra psiche a prendere continue scorciatoie, per fare meno fatica e per – illudersi di – avere sempre o quasi una soluzione pronta ed efficace.

D’altronde, ogni giorno il vostro cervello è inondato da milioni di informazioni. Troppe, rispetto a quante ne potrebbe correttamente processare.

Questo è il motivo che porta il cervello umano a ricorrere a delle strategie cognitive per essere più veloce, risparmiare tempo e fare meno fatica. A tal proposito, esistono delle vere e proprie scorciatoie mentali che soddisfano tali esigenze; è vero che queste scorciatoie sono utili al vostro cervello per fare preziosa economia cognitiva, ma è altrettanto vero che questi percorsi più rapidi, molte volte ci portano fuori strada, facendoci inciampare in un susseguirsi di errori di ragionamento e di valutazione, che prendono il nome di bias cognitivi.

I bias cognitivi ci spiegano quindi che i nostri comportamenti non sono sempre razionali come vorremmo che fossero.Ci dicono anche che la nostra mente, pur negli errori, nelle inesattezze, nei pregiudizi, è un macchinario fenomenale ed efficace.

Bias del senno di poi

Forse più scontata della pioggia c’è solo l’affermazione immediatamente successiva: “Ecco, lo sapevo!”

Inutile negarlo. Scagli la prima pietra chi, sentendosi come il profeta di turno, investito dal potere della chiaroveggenza, non ha mai esclamato frasi come: “Sapevo che sarebbe successo!”, “Non poteva che andare così”, “E pensare che me lo sentivo..” e il tanto adorato: “Te l’avevo detto!”.

Succede nella quotidianità: dagli eventi sportivi, alle elezioni, dalle diagnosi mediche alle decisioni più varie.

Questa tendenza mentale prende il nome di “bias del senno di poi”, noto anche come errore di giudizio retrospettivo. È un pregiudizio cognitivo che si verifica quando sappiamo cosa è successo e modifichiamo i nostri ricordi dell’opinione precedente a favore del risultato finale. È la tendenza a pensare che gli eventi passati erano più prevedibili di quanto non fossero in realtà.

Quando guardiamo al passato con gli occhi del presente, la conoscenza attuale distorce la nostra memoria: pensavamo di sapere cosa poteva accadere, quando in realtà non è così e la tendenza ad immaginare che sapevamo cosa sarebbe successo può indurci ad errate deduzioni e farci incolpare per aspetti che non potevamo davvero conoscere.

Dopo che un determinato evento si è verificato, semplicemente questo ci appare più probabile di quanto prima pensavamo che fosse: a posteriori, anche la pandemia da coronavirus può apparirci come  un disastro annunciato. Ma come abbiamo\hanno fatto, ci chiediamo ora, a non agire per tempo?

Sia le decisioni insignificanti che quelle importanti vengono influenzate in modo inconscio dai nostri determinati pregiudizi cognitivi.

Il senno del poi è corretto al 100%

“Con il senno di poi siamo tutti maestri!”: quando un evento si è già verificato, ci sembra molto più ovvio. Il bias del senno di poi descrive la tendenza a sopravvalutare la prevedibilità di un evento passato. Mentre riteniamo difficile predire l’esito di una situazione futura, la stessa situazione, a posteriori, ci sembra molto più scontata.

In psicologia il termine “bias del senno del poi “ per la prima volta appare a termine del primo studio sistematico di questa distorsione cognitiva  condotto nel 1975 dall’accademico americano Baruch Fischhoff studioso della comunicazione, che per primo osservo e definì gli aspetti che lo caratterizzano: la sopravvalutazione dell’effettiva prevedibilità di un evento e l’aspetto di  falsificazione del ricordo delle valutazioni effettuate prima dell’evento. Più recentemente  in seguito ad ulteriori studi, si  sono ipotizzati anche “distorsioni della memoria”.

Tali distorsioni cognitive possono  verificarsi in tutti quei contesti in cui sono formulate previsioni e relative valutazioni, in generale colpisce,non solo singoli individui ma anche aziende, istituzioni, autorità e altre organizzazioni. Il bias entra in gioco anche quando bisogna attribuire responsabilità o colpe.

Le conseguenze dell’errore di giudizio

L’errore di giudizio retrospettivo può  quindi distorcere i ricordi di ciò che sapevamo o credevamo prima che si verificasse un evento: in effetti, il bias riduce anche il nostro pensiero razionale a causa delle intense emozioni associate agli eventi a cui si riferisce, in un modo che può lasciarci più esposti a un pessimismo estremo o a un ottimismo tossico.

Giudicare a posteriori una scommessa basandoci sul risultato è un gravissimo errore che porta inevitabilmente verso l’errore di giudizio.

I ricercatori spiegano che la tendenza al senno del poi è alimentata da un meccanismo per cui, a posteriori, la nostra mente seleziona solo i ricordi che confermano l’esito di un evento.

Il problema che pone questo bias cognitivo riguarda l’incapacità di ricordare le premesse dalle quali si era partiti: le informazioni che abbiamo acquisito vanno a modificare l’idea iniziale, senza permetterci di ricordare o dare più credito ai ragionamenti fatti precedentemente.

Questa sintesi delle informazioni è in realtà anche adattiva poichè risponde alla necessità delle persone di ricercare il perché delle situazioni e di pensare al mondo come prevedibile con relazioni causa-effetto chiare, univoche e regolari, poiché l’idea che molte situazioni siano dovute ad eventi casuali viene percepita come minacciosa.

Dal punto di vista delle conseguenze negative il  giudizio retrospettivo può causare:

  • Miopia nell’interpretazione degli eventi: la tendenza, cioè, a dare rilievo solo alle informazioni che confermano l’evento, comportando una sostanziale semplificazione dei fatti.
  • Overconfidence: eccessiva fiducia nelle proprie capacità di previsione degli eventi futuri, pessimistica o ottimistica che sia.

Come mitigare il bias del senno di poi?

È molto difficile sfuggire al bias del senno di poi. La conoscenza a posteriori è come un velo attraverso il quale guardiamo e valutiamo il passato. Un modo per combattere questa tendenza naturale consiste nel ricordare tutte le possibilità prese in considerazione in quel dato momento del passato e le informazioni che avevamo. Questo non farà sparire il pregiudizio, ma almeno lo mitigherà.

Inoltre se ci concediamo più tempo davanti ai loro occhi o alle loro orecchie. Certe cose vengono semplicemente filtrate, e così, in determinate situazioni, anche qualcosa di importante viene semplicemente ‘eliminato’.

Se poi ci concediamo il giusto tempo per riflettere sull’accaduto, il bias del senno di poi si riduce. Quindi non ci resta che prenderci uno spazio temporale per cercare di ricostruire come ci siamo sentiti e cosa pensavamo veramente.

Conclusioni

Gli umani non vedono e non si appropriano di tutte le informazioni che passan0.Ciò vuol dire inoltre che la nostra continua ricerca di significato finisce per creare delle illusioni, in modo talvolta del tutto controproducente. Abbiamo poi visto che la nostra necessità di prendere decisioni rapide ci può portare a fare scelte del tutto sbagliate, e che in certe occasioni è la nostra stessa e fidata memoria – falsata o distorta – ad indurci in errori di valutazione.

 

Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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