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Ansia. Farmaci o psicoterapia?

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Ansia: definizione e significato

L’ansia è un emozione caratterizzata da sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazioni e modificazioni fisiche, come aumento della pressione sanguigna.

Le persone con un disturbo d’ansia solitamente presentano pensieri ricorrenti e preoccupazioni. Inoltre, possono evitare alcune situazioni come tentativo di gestire (o non affrontare) le preoccupazioni. I sintomi fisici dell’ansia più frequenti sono sudorazione, tremolio, tachicardia e vertigini/capogiri.

Stando alle indicazioni fornite nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (quinta edizione; DSM–5; American Psychiatric Association), i disturbi d’ansia differiscono dalla normali paure evolutive perché sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più) rispetto allo stadio di sviluppo.

Da un punto di vista biologico, l’ansia è un insieme di reazioni psico-fisiche evolutesi per rendere migliore il nostro adattamento e la nostra sopravvivenza: in altre parole, entro certi limiti l’ansia aiuta a reagire in modo più pronto alle situazioni. Superati determinati limiti di durata e di intensità, al contrario, essa peggiora la qualità della vita fino, nei casi più gravi, ad invalidarla.

L’ansia, se provata in modo eccessivo o troppo di frequente, rischia di diventare un’emozione difficile da gestire e quindi a invalidare la vita quotidiana di chi ne soffre; la stessa diventa un problema quando è presente in modo persistente e con un’intensità eccessiva, senza alcun motivo facilmente individuabile.

La persona diventa sempre più sensibile e vulnerabile ai sintomi stessi dell’ansia. Sono quindi i sintomi e la paura di essi a costituire, alla lunga, l’elemento principale delle difficoltà della persona ansiosa.

 

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO 

Sotto la guida di un professionista della salute mentale, i farmaci possono essere efficaci nell’alleviare alcuni sintomi dell’ansia, ma è necessario ricorrere a trattamenti non farmacologici per ottenere cambiamenti a lungo termine.

I farmaci non curano il problema e non sono solitamente una soluzione a lungo termine. I farmaci provocano inoltre una serie di effetti collaterali oltre che indurre uno stato di possibile dipendenza.

Per valutare se assumere farmaci possa essere utile al proprio caso, è importante consultare il medico e valutare i pro ed i contro. È importante valutare altre opzioni come la psicoterapia e cambiamenti nello stile di vita prima di prendere una decisione.

Queste medicine possono essere molto efficaci, ma non devono essere ritenute la sola cura.

Gli ansiolitici possono fornire un sollievo immediato o temporaneo, ma non intervengono  sulle cause sottostanti il disturbo d’ansia.

Quando si smette di assumere il farmaco, i sintomi si possono ripresentano in tutta la loro intensità.

Il problema è che molte persone ricorrono ai farmaci anche quando una psicoterapia, l’esercizio fisico o strategie di auto aiuto avrebbero funzionato altrettanto bene o meglio-senza effetti collaterali o rischi di sorta.

Se da una parte i farmaci possono essere utili, non sono di certo la sola risposta. Ci sono altre strategie che possono essere utilizzate in aggiunta ai farmaci o in alternativa ad essi.

 

Farmaci anti-ansia: benzodiazepine

I farmaci ansiolitici, hanno la funzione di “rallentare” il sistema nervosa centrale. Il loro effetto calmante e rilassante li ha resi popolari: gli ansiolitici sono la tipologia di farmaco più ampiamente prescritto per il trattamento dell’ansia.

Le benzodiazepine agiscono velocemente – dando di solito sollievo entro 30 minuti un ora dall’assunzione. Ma a dispetto del potente effetto calmante, hanno I loro svantaggi.

Più è alta la dose, più significatvi sono gli effetti collaterali. Alcune persone si sentono confuse, addormentate e scoordinate anche se fanno uso di una dose bassa di benzodiazepine e questo comporta problemi al lavoro, a scuola e nelle attività quotidiane come la guida. Inoltre, le benzodiazepine possono causare ottundimento emotivo o intorpidimento. Il farmaco allevia l’ansia, ma inibisce anche i sentimenti di piacere o dolore.

I farmaci antidepressivi per l’ansia

È stato verificato che molti dei farmaci originariamente destinati al trattamento della depressione alleviano i sintomi dell’ ansia. Questi includono alcuni inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), antidepressivi triciclici (TCA), inibitori delle monoaminossidasi (IMAO), e gli antidepressivi atipici più recenti.

Gli antidepressivi sono spesso preferiti ai tradizionali farmaci anti-ansia perché il rischio di dipendenza e di abuso è minore. Tuttavia, gli antidepressivi richiedono diverse settimane prima di iniziare ad alleviare i sintomi dell’ansia, quindi non possono essere presi “al bisogno.” Ad esempio, gli antidepressivi non sono di aiuto se vengono assunti all’ insorgere di un attacco di panico.

Il loro uso è più indicato a problemi di ansia cronica che richiedono un trattamento a lungo termine.

Sebbene la dipendenza fisica non si sviluppi così velocemente con gli antidepressivi, l’interruzione può restare un problema. Se l’assunzione viene interrotta troppo in fretta, possono scatenarsi sintomi come depressione, fatica estrema, irritabilità, ansia, sintomi simil-influenzali, e insonnia.

Al di là dei comuni effetti collaterali, ci sono ulteriori rischi legati all’assunzione di questi farmaci. Per esempio, se da una parte i farmaci ansiolitici sono relativamente sicuri se assunti solo occasionalmente e in piccole dosi, possono portare a gravi problemi in combinazione con altre sostanze o se presi per lunghi periodi di tempo.

Categorie a rischio

Chiunque assuma farmaci anti-ansia può avere degli effetti collaterali spiacevoli o pericolosi. Ma alcuni individui corrono un rischio maggiore:

Le persone con più di 65 anni. Gli anziani sono più sensibili agli effetti sedativi dei farmaci anti-ansia. Anche piccole dosi, possono causare confusione, amnesia, perdita di equilibrio e un deterioramento cognitivo simile alla demenza.
Le donne in gravidanza. Le donne incinte dovrebbero evitare di assumere ansiolitici. Dato che questi farmaci attraversano la placenta, il loro uso durante la gravidanza può portare il bambino alla dipendenza. Dopo la nascita, il bambino può manifestare sintomi di astinenza quali debolezza muscolare, irritabilità, sonno, problemi respiratori e tremore. Gli ansiolitici sono inoltre contenuti nel latte materno e dovrebbero quindi essere evitati anche durante l’allattamento.
Le persone con una storia di abuso di sostanze. Chiunque abbia o abbia avuto un problema di dipendenza da alcol o droghe dovrebbe evitare di assumere ansiolitici o utilizzarli solo con estrema cautela. Le benzodiazepine alleviano velocemente i sintomi dell’ansia ma altrettanto velocemente creano dipendenza.

Sconfiggere l’ansia senza farmaci

Tachicardia, tremori, difficoltà a respirare, paura di impazzire, di morire, di perdere il controllo……
Molte persone che soffrono di attacchi di panico raccontano che, durante il primo attacco erano convinti di impazzire, di avere un ictus o un infarto.

Dal punto di vista “psicoterapeutico”, l’intervento efficace sui disturbi d’ansia e da panico è basato sul cambiamento della percezione della realtà minacciosa. Infatti, se si interviene ad un livello unicamente sintomatico, il rischio di ricaduta è elevatissimo se non addirittura certo.

L’approccio focalizza l’attenzione su come il problema funziona e si mantiene nel presente e su quali strategie disfunzionali  vengono messe in atto per affrontarlo.

Questo è possibile grazie ad un’analisi attenta, da parte del terapeuta, delle tentate soluzioni disfunzionali. Si aiuta la persona che le mette in atto innanzitutto a bloccarle e poi a sovvertirle rendendole funzionali.

La Terapia Cognitivo Comportamentale è un intervento che ha fornito grande dimostrazione di efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia e, in particolar modo, del disturbo da attacchi di panico.
L’efficacia clinica della Terapia Cognitivo Comportamentale è confermata dalle alte percentuali di risoluzione (superiori anche alla farmacoterapia) e rappresenta un fattore protettivo per le ricadute a lungo termine.

 

Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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