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Persuadere imprecando: il potere della parolaccia

Persuadere imprecando: il potere della parolaccia
Persuadere imprecando all’inizio o alla fine di un discorso può aiutare a influenzare il pubblico. La persuasione è anche passione.

Oggi vorrei parlarti della tecnica ancora tutta da studiare approfonditamente dell’atto del persuadere imprecando. Come sappiamo la persuasione è un’arte e usarla per influenzare il pubblico diventa indispensabile. Capita delle volte però, che nonostante si argomenti bene il nostro discorso, in maniera che sia ineccepibile e inattaccabile, il nostro tentativo di persuadere chi ci sta ascoltando fallisca.  Che cosa manca nelle nostre argomentazioni? La passione! Perché la gente dovrebbe ascoltarci con passione se i primi a non trasmetterla siamo noi?

Mostriamo la nostra passione e le persone avranno un motivo in più per emozionarsi e avvicinarsi al nostro punto di vista.

Ma come possiamo rendere la nostra convinzione assimilabile anche dai nostri ascoltatori?

Persuadere imprecando: nella persuasione conta l’intensità

Un modo non convenzionale di persuadere utilizzando l’intensità, è quello di utilizzare una giusta misura di parolacce e imprecazioni nel discorso. Esiste però un problema da non sottovalutare, infatti nel persuadere imprecando si corre il rischio di perdere credibilità e apparire poco professionali.

Per vedere se effettivamente l’imprecazione potesse contribuire a cambiare gli atteggiamenti, Scherer e Sagarin (2006 ) si affidarono a un gruppo di 88 studenti di psicologia dell’Università del Midwest. Li divisero in tre gruppi per assistere a tre discorsi, in uno di questi era contenuta una piccola imprecazione all’inizio della frase:

“… ridurre le tasse scolastiche non è solo una buona idea, maledizione! E’ anche la più ragionevole per tutte le parti coinvolte”.

Il secondo discorso conteneva il “maledizione” (damn) alla fine, mentre il terzo non conteneva nessuna imprecazione.

Misurati gli atteggiamenti dei partecipanti, si era visto che erano stati più influenzati dai discorsi in cui era contenuta la parolaccia, sia all’inizio che alla fine, rispetto alla frase che non ne conteneva. Persuadere imprecando sembrava funzionare e avvicinare di più il pubblico verso le proprie recriminazioni.

Emerse inoltre che la parola’ maledizione ‘ detta con un tono più alto al microfono,aumentava la percezione del pubblico con conseguente aumento dei livelli di persuasione. Inoltre, l’imprecazione non ha influenzato negativamente il pubblico sulla percezione della credibilità di chi parlava, anzi l’enfasi con cui era esposta l’idea dava un maggiore senso di coinvolgimento degli spettatori.

Questo modo di costruire la frase, può essere usato anche in una situazione relativamente formale come una lezione. Quando si vuole attirare l’attenzione su un argomento che ci sta a cuore e vogliamo renderlo importante anche per gli altri.

Abbiamo un esempio oggi, in Italia, di quanto l’intensità applicata alla persuasione abbia dato una forte spinta alla campagna elettorale di Beppe Grillo. Di sicuro urlare e inveire tra l’enunciazione di un’idea e un’altra, ha contribuito ad ottenere maggiore consenso verso il suo movimento.

Fino a che punto persuadere imprecando funzioni e aumenti il consenso è ancora da studiare a fondo. Spingersi e osare con questa tecnica di persuasione ha delle sfumature ancora poco chiare; certamente le cose nel corso degli anni, sono cambiate molto.

Nel film del 1939 Via col vento, Rhett Butler (Clark Gable) pronunciò la famosa frase : “Francamente, me ne infischio”(originale inglese “Frankly, my dear, I don’t give a damn”), e il produttore David Selznick, fu multato di 5.000 dollari per questo sfogo ‘scioccante’.

E ‘probabile che un’imprecazione più forte o continuata pregiudichi alla lunga, la credibilità. Ma di sicuro l’arte della persuasione, con il voler esporre apertamente passioni ed emozioni, ci fa acquisire credibilità. E poi…., imprecare o inveire è convincente, se non altro perché è umano.

Fonte:

Persuadere imprecando: il potere della parolaccia

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