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Decidofobia: quando scegliere si trasforma in sofferenza

La vita dell’essere umano è connotata dalla possibilità di scegliere:  da quando ci alziamo al mattino fino a sera, operiamo delle scelte: ogni attimo è il frutto di una decisione e ognuno di noi è il risultato dei provvedimenti presi nel corso del tempo.
Se da un lato enfatizziamo che l’uomo sia artefice del proprio futuro e determini con le sue scelte la propria esistenza, dall’altro scegliere non è per niente facile, dal momento che ogni scelta, indipendentemente dall’ambito, implica un’assunzione di responsabilità circa le conseguenze. Ecco perché molte persone si sentono come bloccate dalla paura di prendere una decisione, proprio per le possibili conseguenze che ne possono scaturire.

Ciò che accomuna le varianti della paura di decidere è che essa non dipende necessariamente dal tipo di decisione, ma da come questa viene percepita dalla persona in base alle caratteristiche personali e dai suoi trascorsi di vita.

 

La paura di decidere

È importante distinguere tra semplice indecisione e la vera e propria decidofobia. Il termine decidofobia è stato coniato da Walter Kaufmann per descrivere la paura paralizzante di prendere decisioni.

La fobia è diversa dall’indecisione e si caratterizza per una paura più intensa e spropositata provata in relazione ad un pericolo reale o un oggetto specifico. Nel caso della decidofobia la paura riguarda il prendere decisioni. Seppur in linea generale è naturale di fronte ad una decisione importante avere dei timori, coloro che sono affetti da decidofobia sono così terrorizzati dal assumersi la responsabilità di una scelta, da evitare di prenderla.

Decidere è una libertà, ma anche una competenza che può diventar difficile costruire e mantenere, fino a trasformarsi in un peso insostenibile.

Più l’umanità si è evoluta e più complessa è diventata la relazione con la realtà, più faticoso è diventato scegliere. Paradossalmente, man mano che la conoscenza e le capacità operative sono aumentate,  più i nostri dilemmi si sono complicati.

Perché?

Ciò che rende difficile una decisione non é la scelta in se, ma la consapevolezza dei suoi effetti.

Esistono poche situazioni nelle quali assumere una decisione porta solo ad effetti desiderati. Ciò che fa la differenza é il peso di quelli indesiderati. Tuttavia, anche in questo caso, è la percezione della persona a determinare il livello di difficoltà della decisione e soprattutto le emozioni che essa attiva.

Nel lavoro clinico con la persona, l’obiettivo pattuito non sarà rendere l’individuo più capace nel compiere analisi (costi – benefici), ma di renderlo capace di gestire le proprie reazioni emotive, in merito al processo decisionale.

Logica e l’intelligenza hanno infatti  le loro trappole.

Il dubbio patologico è spesso la conseguenza diretta del continuare a cercare spiegazioni, analisi che danno la certezza della correttezza della decisione. Ovviamente non solo non si trova la certezza, anzi questo atteggiamento mentale condurrà alla totale irrazionalità. La persona si perderà dentro la propria palude mentale,  proprio a causa dei passaggi logici infiniti per giungere alle scelte corrette.

Decidere rappresenta sempre un azzardo, ma nessuno può by-passare del tutto questa condizione esistenziale spesso decisamente scomoda. La vita ci obbliga continuamente, a prendere decisioni e a operare scelte.

La persona si mette in gioco come artefice del proprio destino, diviene responsabile, attraverso le sue decisioni, della propria esistenza.

Chi fatica a prendere una decisione, in primis non si sente in grado di gestire le proprie emozioni più primordiali, la più importanti delle quali è la paura.

La paura si presenta sotto forme diverse, con effetti diversi, vediamo quali…

LA PAURA DI SBAGLIARE

La paura di sbagliare è la forma più diffusa, la più ricorrente . In questo caso, la paura è quella di prendere una decisione che potrebbe poi rivelarsi un fallimento o comportare errori irreparabili, ma ciò che rende la paura di prendere una decisione sbagliata una vera e propria tortura non è la situazione oggettiva, ma la percezione delle possibili conseguenze da parte di chi deve decidere.

Dare troppo peso alle conseguenze è inopportuno. Ogni scelta ha innegabilmente un effetto sulla nostra vita. Se è vero che nessuna scelta andrebbe mai presa con leggerezza, è pur vero che non bisogna dare troppo peso all’impatto di una singola scelta sulla nostra vita. Raramente le scelte compiute sono irreversibili. Per quanto possa essere difficile, esiste sempre la possibilità di fermarsi, cambiare strada o intraprenderne una nuova.

Paure e timori portano spesso a rimandare le decisioni nell’illusione che le insicurezze magicamente si dissolvano: saper fare delle scelte non significa non sbagliare,  l’errore è uno degli inevitabili esiti del decidere.

Un’altra delle principali cause della paura di sbagliare è la ricerca di informazioni o conclusioni definitive. Vale a dire, abbiamo la falsa convinzione che, pensando e ripensando, arriveremo ad una conclusione sicura e definitiva, che ci impedirà di fare una sciocchezza.

Una paura così intensa di sbagliare può causare ciò che in psicologia è conosciuto come “dubbio patologico”.

I sintomi che le persone possono manifestare variano: si va da una costante indecisione, tempi prolungati nell’agire a un’ansia e un’angoscia elevate fino a veri e propri blocchi decisionali, attacchi di panico ed episodi depressivi.

LA PAURA DI NON ESSERE ALL’ALTEZZA

In questo caso, ci riferiamo a situazioni nelle quali la persona ha chiara la decisione da prendere, ma dubita sulla sua capacità di gestione degli effetti o sulle conseguenze di tale decisione.

Questa forma di paura ha molto a che fare con l’autostima e con il valore di noi stessi e delle nostre capacità.

Molti tra coloro che si trovano in questa condizione,si impegnano molto di più di quelli che li circondano in quanto devono dimostrare ogni giorno a se stessi il proprio valore. Per dimostrare a me stesso che valgo, lo dimostro prima agli altri e al mondo. Così facendo si ottiene fiducia, stima, meriti che innalzano però le aspettative altrui e anche le responsabilità da assumersi (e quindi anche la paura di non essere all’altezza!). Le responsabilità e i rischi, infatti, aumentano in misura delle aspettative che altri hanno verso di me, proprio grazie ai risultati raggiunti. Ed ecco che si ottiene un successo disastroso.

LA PAURA DI NON ESERCITARE IL CONTROLLO O DI PERDERLO 

Questa paura si fa viva in persone che hanno un’elevata necessità di controllo. Se una persona di questo tipo percepisce che non tutto è sotto il suo controllo, il processo di scelta la paralizza.

Gestire la necessità di controllare ogni cosa può rivelarsi una sfida molto stressante, quando si tratta di una potente necessità. In casi estremi, la necessità di controllo si osserva in persone che soffrono del Disturbo Ossessivo Compulsivo.

La paura di non esercitare il controllo o di perderlo può osservarsi sia durante il processo di scelta della decisione sia nel momento di affrontare le conseguenze della stessa: la persona deve rivedere continuamente tutte le informazioni disponibili prima di decidere, è richiesto un periodo di tempo indefinito per riflettere sulla decisione, si analizzano più volte i pro e i contro delle possibili opzioni.

La persona cerca di avere il controllo non solo per il processo decisionale, ma anche delle persone coinvolte, delle circostanze e degli esiti futuri; tuttavia la ricerca di certezza conduce all’incertezza. Di fronte all’impossibilità di controllare tutto, la persona invece di accettare l’idea del rischio inevitabile, tutt’al più da ridurre, persevera nello  sforzo di trovare il modo di controllare ogni cosa, modalità tipica di un disturbo ossessivo.

La paura di perdere il controllo può considerarsi “trasversale” alle altre forme di ansia finora illustrate. Viviamo in una società che ci chiede di “controllare” costantemente ogni aspetto della nostra esistenza e pertanto, possiamo costruirci la credenza secondo la quale, nelle decisioni è possibile e necessario essere in grado di controllare ogni minimo dettaglio. Tale “illusione di controllo” che ci aiuta a prendere decisioni e ad agire, qualora estremizzata, porta a situazioni di vero e proprio blocco a  “loop mentali” e alla scelta di non scegliere.

LA PAURA DEL GIUDIZIO

Questa forma di paura si manifesta nel momento in cui si  deve prendere una decisione e comunicarla agli altri. Il problema, in questo caso, sta nell’idea di doversi confrontare ed esporsi al giudizio altrui, in quanto gli altri vengono percepiti come una minaccia, come nemici pronti a colpire al minimo segno di debolezza.

Uno dei più importanti bisogni dell’essere umano, è quello di sentirsi apprezzati e stimati dagli altri e da questa esigenza, può scaturire la paura di decidere, nel timore di perdere il consenso e l’apprezzamento delle persone.

Essere amati e apprezzati è una necessità primordiale per l’essere umano, ma il bisogno di essere amati da tutti ne è l’espressione disfunzionale; chi arriva a questo livello vive costantemente ostaggio del loro volersi sentire apprezzati. Potremmo definire questo copione una sorta di “prostituzione relazionale” così da ingraziarsi il giudizio positivo altrui e ottenerne l’affetto.

Solitamente chi vive questa forma di paura, è una persona molto accondiscendente e poco assertiva che di fronte a decisioni che possono –in qualche modo- creare dispiacere o irritazione agli altri (considerati importanti), può vivere vere e proprie situazioni di stress e sofferenza.

 

Le decisioni inevitabili

Esiste un modo per imparare a scegliere?

La risposta è sì. Imparare a scegliere può essere visto come un vero e proprio allenamento, laddove la migliore palestra è la vita stessa, che ogni giorno ci mette di fronte a situazioni per le quali è necessario prendere una decisione.
Per chi desidera prendere in mano la propria vita, è consigliabile iniziare dalle piccole scelte, per poi arrivare gradualmente a prendere decisioni via via più importanti.

E’ fondamentale iniziare, perchè da qualche parte bisogna partire.
Fare qualcosa di concreto, anche se non è detto che sarà la scelta giusta al primo colpo. In quel caso, se ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato strada e che non stiamo seguendo davvero i nostri sogni, allora saremo in tempo per CAMBIARE.

Prendere una decisione, dalla più banale a quella più importante, abbiamo detto  è una costante della nostra esistenza ed è ciò che ci aiuta a crescere, cambiare, evolvere. Scegliere richiede necessariamente il fatto di assumersi la responsabilità delle conseguenze della propria scelta e accettare quella “quota di rischio” insita in ogni nostra azione quotidiana, poiché poter decidere, è il più bel diritto che ci spetta.

 

Il problema più grosso è quando non prendiamo nessuna decisione.

Se non facciamo noi delle scelte, gli altri lo faranno per noi e di conseguenza, vivremo secondo le decisioni prese da persone che non sanno ciò che realmente vogliamo.

Evitare di scegliere dá un iniziale effetto benefico. Successivamente, però, l’esito sarà devastante: dal non sentirsi in grado di fronteggiare la realtà evitata, fino a rendersi incapaci di fronteggiare altre situazioni pressoché innocue. Per questo motivo si deve pensare che ogni evitamento o fuga condurrà inevitabilmente all’aumento di ciò di cui abbiamo timore, unito alla sfiducia nelle nostre risorse personali. La somma dei due effetti genererà solo una paura sempre più invasiva.

Inoltre si tende a sottovalutare il fatto che anche il non operare una scelta rappresenta una scelta. Chi sceglie di non assumersi le responsabilità, sta comunque decidendo, sta permettendo ad altri o altro di decidere per lui\lei; anche il non scegliere può comportare sofferenza, in quanto fa sentire vuoti e spegne ogni entusiasmo.

Operare delle scelte è tutto ciò che si può fare per sentirsi vivi e padroni del proprio destino, è il modo per superare la pigrizia mentale che spesso ci vincola nel relazionarci a cose e persone, e anche quando si ha il timore di fare la scelta sbagliata, è comunque preferibile scegliere. Si tratta pur sempre di un’esperienza acquisita e sicuramente utile.

Decidere è un compito al quale non possiamo rinunciare e che non possiamo delegare agli altri. Le scelte sono il nostro timone e influiranno sul nostro futuro, quindi ne siamo responsabili.

Ascoltarsi

Il primo passo da compiere è quello di entrare in contatto con il proprio io, al fin di acquisire una piena consapevolezza che consenta di percepire i nostri reali desideri.
Dentro di noi conosciamo la strada da percorrere. Le persone che propendono verso la razionalizzazione di tutti gli aspetti della propria vita faticano a seguire ciò che il proprio intimo suggerisce. Troppo spesso si preferisce dar retta al cervello, analizzando pro e contro di ogni situazione e finendo per perdere di vista la spinta emotiva che dovrebbe animare qualsiasi scelta.
Scegliere con la razionalità può essere utile a minimizzare i rischi, ma porta molte volte all’infelicità.

Esiste poi un’altra componente della propria personalità particolarmente utile per prendere una decisione, e si chiama intuizione.
L’intuizione offre informazioni e spunti che possono essere sfruttati per operare una scelta. Ascoltare l’intuito non vuol dire trascurare del tutto l’aspetto razionale, ma di fatto un possibile  modo per evitare scelte sbagliate è quello di restare coerenti con le proprie visioni e il proprio sentire.
Le decisioni che prendiamo rispecchiano ciò che siamo: ecco perché prendere una decisione sull’onda di consigli o pressioni varie equivarrebbe a tradire il proprio io e finirebbe quasi sicuramente con l’avere conseguenze negative.

Il primo passo per restituire alla persona la capacità di decidere efficacemente è addestrarla a superare i limiti che le sue paure le impongono. Altrimenti si formano persone  competenti, ma incapaci.

Il risultato della gestione vincente della paura è il coraggio, non la sua cancellazione.

Per gestire la paura lo step fondamentale consiste sempre nell’accettare la sua inevitabilità, vista come una risorsa e non più come un limite.

 

 

Autore © Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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