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La ruminazione depressiva

Che cos’è la ruminazione?   

La ruminazione è una risposta individuale ad uno stato di umore negativo determinata dalla tendenza a spostare l’attenzione verso di sé, piuttosto che all’esterno. L’attività ruminativa può essere descritta come un insieme di “pensieri e comportamenti che mettono a fuoco l’attenzione dell’individuo depresso sui suoi sintomi, sulle cause possibili e le conseguenze di quei sintomi”, favorendo in tal modo l’accentuarsi dell’ umore depresso.

La ruminazione  richiama metaforicamente la masticazione degli animali ruminanti che una volta ingerito il cibo e masticato, lo rigettano successivamente in bocca per una seconda masticazione.

Il paragone è preciso, poiché anche la ruminazione implica il continuare a riflettere su dei contenuti mentali che sono già stati oggetto di riflessione ed elaborazione. Ruminare significa continuare a riflettere in modo analitico e focalizzato su contenuti, su cause e ragioni di eventi o sintomi negativi che sono accaduti” nel recente o nel remoto passato.

La ruminazione è fortemente legata al passato, ad eventi dolorosi e stressanti, spesso esperienze di fallimento,  di lutto, di separazione, insomma eventi che hanno prodotto del dolore emotivo e che la ruminazione tende a mantenere vivo nel presente.

La ruminazione è un continuo ripetersi della domanda “perché è capitato quel qualcosa di brutto, perché a me”, ed immaginare cosa avremmo potuto fare di diverso per evitare il dolore, ma è anche una tendenza che muove alla ricerca delle proprie colpe, come se fossimo sempre responsabili di quello che capita di negativo.

Non dimentichiamoci che la ruminazione è, per la persona che la mette in atto, una strategia volta a comprendere le cause di una situazione difficile che si è creata , ma alla fine assomiglia allo stare in una buca e cercare di uscire dalla stessa scavando; più scaviamo però, più la buca diventa larga e profonda e attraverso lo scavare in profondità ci allontaniamo ulteriormente dalla soluzione.

L’idea che se analizziamo in profondità le situazioni o noi stessi possiamo comprendere tutto, diventa una ipertrofia di pensiero e allo stesso tempo la motivazione che ci spinge a ruminare; così mentre cerchiamo di trovare un’informazione scavando nella nostra psiche, non valutiamo la possibilità che ci possa venire in mente proprio quando smettiamo di rifletterci sopra.

Più ci analizziamo, più rimaniamo bloccati su temi negativi di pensiero che di fatto arrivano ad ostacolare il nostro naturale riflesso di adattamento.

Abbandonare la ruminazione significa invece fidarsi del fatto che la nostra mente potrà darci soluzioni nuove solo quando smettiamo di pensarci, l’informazione che ci serve emerge in noi quando la mente è lasciata libera di fare associazioni in indipendenza e senza sforzi particolari.

Molti studi hanno dimostrato che la tendenza ad analizzare profondamente noi stessi, determinati sintomi o eventi di vita, prolunghi lo stato depressivo, poiché chiude la nostra mente su tali contenuti negativi e ci allontana dal mondo esterno ,ovvero rende la mente impermeabile a ciò che ci circonda e che può essere positivo o quantomeno distraente dai contenuti negativi; meglio fare in modo che il mondo faccia il suo corso e che la nostra mente trovi soluzioni in autonomia.

La ruminazione spinge anche all’allontanamento e all’evitamento da ciò che ci circonda: per rimuginare sugli accaduti serve tempo, di conseguenza ci allontaniamo da attività ricreative e dall’incontro con gli altri, peggiorando la propria qualità di vita.

Anche ipotizzando poi che la ruminazione ci aiuti a trovare la causa di un danno, non ci assicura l’identificazione di una possibile soluzione, poiché l’analisi astratta dei meccanismi che causano un problema non implica necessariamente identificare una soluzione migliore: capire il perché la torta che stiamo cucinando non si è lievitata non ci aiuta a definire un piano di soluzione del problema rispetto quale dessert portare alla cena di questa sera, ed in più ci affatica, affatica la mente, consuma energie. L’esito finale il più delle volte è quello di farci sentire solo più incompetenti ed inefficaci.

Talvolta la ruminazione depressiva si applica poi agli stessi sintomi depressivi che essa genera: ovvero la persona inizia ad analizzare in maniera ossessiva la propria depressione. I sintomi depressivi e le sensazioni corporee negative ad essi associati divengono oggetto di un’analisi ruminativa che non farà altro che incentivarli e prolungarli nel tempo.

L’esito finale è che queste sensazioni negative invece di scomparire o ri-bilanciarsi in modo autonomo nell’arco della giornata, diventano l’oggetto saliente nella mente della persona che se ne occupa. È in questo modo che sintomi anche leggermente depressivi tendono a cronicizzarsi ed a diventare una sindrome patologica vera e propria.

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Dott. Marco Forti.

Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico

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