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L’ambivalenza relazionale: cos’è e come affrontarla

Quando pensiamo alle persone della nostra cerchia sociale ci sentiamo pervasi da buone sensazioni, tuttavia alcune fra queste relazioni potrebbero anche suscitare emozioni diverse, contrastanti fra di loro, sensazioni miste fra desiderio e timore.

Gli incontri o i confronti con queste specifiche persone promettono l’equivalente emotivo della roulette russa. Quando sono dell’umore giusto regalano momenti divertenti, all’inverso, presi nel momento sbagliato possono prosciugare tutte le nostre energie e buon intenzioni.

In psicologia si definiscono “rapporti ambivalenti” e l’interazione con questo tipo di soggetti risultano spesso più stressanti dei rapporti con persone apertamente e costantemente sgradevoli.

Sapendolo, la soluzione più semplice apparirebbe quella di tagliare i ponti con queste persone; tuttavia, è possibile, attraverso una conoscenza più approfondita di questi rapporti ambivalenti, riuscire meglio a gestirli e renderci delle persone migliori.

D’altronde le persone con reti sociali più dinamiche tendono a vivere più a lungo e la qualità delle nostre relazioni è importante quanto la quantità.

Relazioni ambivalenti potrebbero essere tanto quelle con un amico, con un genitore, un fratello, un collega o perfino un partner: per esempio un partner che un giorno ci bombarda di amore ed il giorno dopo è ferocemente critico o assente, lasciandoci incerti sui suoi veri sentimenti. Oppure possono essere incredibilmente generosi quando abbiamo un problema, ma possono anche offenderci quando sono invidiosi o si sentono minacciati.

Un èquipe di ricerca dell’Università dello Utah ha chiesto ai partecipanti del proprio studio di sottoporsi ad un test sui tempi di reazione ed ha scoperto che mostrare di sfuggita il nome di una persona con cui avevamo un rapporto ambivalente sullo schermo del computer, in modo che non potesse essere percepito coscientemente, amplificava la loro risposta di stress. Il nome di una persona del tutto sgradevole non aveva lo stesso effetto.

L’incertezza provata di fronte ad una persona ambigua, non sapendo quale parte di loro stiamo per incontrare,  non fa che aumentare lo stress del rapporto, confrontato con un tipo di legame avversivo, che per noi ha ben poco significato. Se sappiamo che qualcuno è un “idiota” possiamo allora facilmente attribuire meno importanza al suo comportamento scortese.

Gli effetti a lungo termine dei rapporti ambivalenti potrebbero addirittura essere tanto negativi, quanto quelli della mancanza di relazioni.

Se sentiamo che qualcuno è diventato una presenza troppo tossica nella nostra vita, potremmo decidere di interrompere i contatti, ma questo a volte non è possibile se si tratta del nostro capo o di un familiare, o se è così profondamente integrato nella nostra rete sociale da farci rischiare di perdere anche i rapporti con altre persone che ci sostengono. Quindi cosa possiamo fare?

Essere consapevoli della natura ambivalente di

un rapporto potrebbe offrirci una certa protezione: ci aiuta a gestire le aspettative ed a prepararci mentalmente ai sentimenti contrastanti che l’interazione con personaggi ambivalenti  determina.

Questo può consentirci di concentrarci di più sui loro aspetti positivi e provare compassione per i loro lati più spiacevoli, cercando nel contempo di ridurre i contatti quando si ha la sensazione che possano solo aumentare lo stress.

Possiamo puntare ad essere più consapevoli delle interazioni con tutti i nostri legami, per comprendere chi tenere a distanza e chi tenere vicino.

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Dott. Marco Forti.
Psicologo, Psicoterapeuta & Sessuologo Clinico
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